Strillano fino a perdere la voce, recriminano ciò che ancora dev’essere, descrivono un Paese che sta crollando. Eppure, non esiste solo l’Italia della disoccupazione, della corruzione, della decadenza morale e sociale. E’, infatti, ancora profondamente viva una Italia di nicchia, in cui si riesce tuttora a percepire lo splendore di una popolazione che non demorde, il respiro ansimante, ma mai stanco, che arriva dal Sud. Aniello Camarca, appena trentenne, originario di Arzano, in provincia di Napoli, ne è l’esempio lampante.
Laureatosi in Ingegneria Edile-Architettura nel 2011 all’Università di Napoli “Federico II”, è oggi annoverato tra i più brillanti e geniali, giovani ingegneri presenti sulla scena nazionale, europea e internazionale.
«Per avere successo bisogna semplicemente produrre opere di qualità e farlo con sconfinata passione», ha fermamente dichiarato. Facile per un ragazzo che a soli trent’anni, trascina con sé un curriculum sbalorditivo. Dapprima ingegnere presso la “Favero&Milan Ingegneria”, a Napoli e poi a Venezia, società leader a livello europeo nel campo dell’ingegneria civile, poi, collaborazioni dirette con professionisti di fama internazionale, tra cui l’Architetto Renzo Piano, fino ad arrivare all’esperienza di Milano Expo 2015 e al Padiglione dell’Azerbaijan, ribattezzato dagli addetti ai lavori “the jewel”, il gioiello, il più apprezzato dai critici e il più amato dai visitatori. Il disegno dell’opera è infatti totalmente made in Italy e ha un’anima napoletana. A realizzarlo è stato il team “Simmetrico Network”, “Arassociati” e “AG&P”, in simbiosi con l’ingegneria partenopea di “iDeas”, con lo strutturista e direttore dei lavori, Aldo Giordano, e l’arzanese Aniello Camarca, progettista degli impianti meccanici del padiglione, nonché l’ingegnere più giovane ad aver collaborato ad un’opera dalla profonda innovazione. Il progetto, infatti, è una sintesi di ingegneria moderna, di sostenibilità e qualità architettonica.
E dopo il successo precoce, ottenuto col suo Padiglione a Milano Expo, Aniello Camarca è già a lavoro con la sua società, “ia2”, che si occupa di architettura, ingegneria e ambiente, fondata a Napoli nel Gennaio 2015 insieme ai colleghi ingegneri, Chiara Barbieri e Aniello Greco.
«La nostra società, ia2, è sostanzialmente un arrivo e un inizio, – prosegue Camarca – io mi sono lanciato nel campo dell’ingegneria, proprio come un bambino che viene lanciato in mare per imparare a nuotare. Ecco, ho avuto la fortuna di poter imparare a nuotare, grazie alla guida di professionisti d’infinita esperienza, ma ia2 è un meraviglioso inizio, perché ho finalmente la possibilità di poter scardinare logiche prive di attualità e acquisire maggiori responsabilità».
Ed è forse vero che il talento paga. Le capacità di Camarca e il suo inaspettato amore per l’universo dell’ingegneria nascono presto, molto presto. «I miei genitori conservano ancora delle mie “opere” giovanili. Adoravo le costruzioni, i lego, i meccano. Ero solo un bambino, ma detestavo i giocattoli preconfezionati, così prendevo pezzi da altri oggetti e creavo strutture con organi in movimento. Di recente, infatti, ho ritrovato un edificio che creai all’età di sei anni, con tanto di ascensore mobile».
E non smentisce neanche il luogo comune che vuole un Nord più organizzato, ma un Sud dall’animo creativo, «Può sembrare un concetto letto e riletto, ma negli studi del Nord Italia c’è tanta organizzazione, tesa ad ottimizzare i tempi e i costi nella progettazione di un’opera, ma al Sud c’è un estro sconfinato, e molta qualità e competenza».
E se l’Ingegneria contemporanea, così come ogni altro campo professionale, soffre oggi di una profonda ed indicibile crisi socio-economica, c’è ancora chi decide di comprendere la natura del proprio territorio, rivestire un ruolo sociale e non andare via. Aniello Camarca ha scelto di restare in Italia e di ancorarsi al suo territorio d’origine, «Se avessi deciso di andare all’estero, credo che poi sarei tornato qui. L’Italia e Napoli resteranno sempre ambienti di profonda crescita, formazione e sviluppo professionale. E poi, sogno di progettare alloggi di tipo sociale, sostenibili e innovativi, e di riqualificare le aree periferiche d’Italia, che possiedono immense potenzialità. Le mie radici sono fin troppo legate alla loro terra madre. Napoli non mi ha mai perso».
Non è solo una fuga di cervelli.