Ragazze e ragazzi di classi diverse si incontrano per leggere, discutere e realizzare forme di scrittura orientate alla scena. Si misurano con esperienze laboratoriali di espressione corporea, di uso della voce, di occupazione dello spazio. Non si limitano a studiare un testo teatrale: lo attraversano, imparano a conoscerlo, a scompaginarlo, a cogliere tutte le suggestive sfaccettature che la tragedia attica offre al lettore moderno. E’ quello che succede durante il laboratorio di teatro classico del liceo Sannazzaro che martedì 23 maggio, alle ore 19,00, presso il teatro Politeama,  porterà in scena “Supplici da Eschilo”.

La tragedia faceva parte di una trilogia (le cui altre opere sono andate perse) comprendente Gli Egizi e leDanaidi; si apre con l’arrivo delle Danaidi ad Argo che si raccolgono nel sacro recinto, luogo inviolabile di asilo. Il re Pelasgo, è indeciso, ma, come sappiamo, per i Greci l’ospitalità era sacra, quindi egli consulta il popolo e le Supplici vengono accolte. Mentre le fanciulle intonano un canto di riconoscenza, il messo informa dello sbarco degli Egizi, arrivati per rapire le Danaidi. Pelasgo si oppone prefigurando un inevitabile scenario di guerra.

Il laboratorio di Teatro Classico del Liceo Sannazaro, ideato e condotto dalla professoressa Giovanna Senatore e dal professore Dino Montanino, è giunto all’ ottavo anno di vita ed ha consolidato la sua identità configurandosi come luogo privilegiato di ricerca e di sperimentazione.

Un teatro della scuola radicato nella tradizione e capace di guardare avanti.  

Un’esperienza in grado di confermare quanto i miti del mondo classico, non solo fondano la nostra identità, ma contengono una forza infinita, generano trame narrative originali, pongono domande, sollevano dubbi.

La tragedia propone un tema di grande attualità, quello dell’ospitalità e dell’accoglienza. Pelasgo appare come un  sovrano illuminato, ma  nella tragedia, la decisione del re è sostenuta e condivisa con l’assemblea cittadina. Non è il re da solo a decidere ma tutto il popolo di Argo che apre le porte delle case alla moltitudine di donne giunte dal mare per sfuggire la violenza di matrimoni imposti.

“E voi fatevi coraggio e andate nella città ben difesa. Quanto alle case, ce ne sono molte di proprietà pubblica: là potrete abitare comodamente, assieme ad altri. Ma se invece preferite, potrete abitare in case singole, per voi sole. Sarete protette da me e da tutti i cittadini di Argo che con il loro voto hanno deciso di accogliervi.” Queste sono le parole di Pelasgo che, nel finale della tragedia, vengono rivolte dal re alle supplici. Siamo sicuri che il testo sia stato scritto nell’Atene del V secolo a. C.?