NAPOLI. La madre non biologica di una bambina nata con procreazione assistita all'interno di una coppia omosessuale deve essere considerata come genitore della piccola fin dalla nascita. Lo ha stabilito la Corte d'Appello di Napoli in una sentenza, le cui motivazioni sono state depositate oggi. I giudici di secondo grado hanno ribaltato la decisione del Tribunale per i minorenni di Napoli, che in primo grado aveva rigettato l'istanza di adozione da parte della madre non biologica. Lo rende noto Articolo29.it. 

LE MOTIVAZIONI. La partner della madre biologica «non è una sorta di terzo genitore» ma «è il secondo genitore, l'unico che il minore possa avere». È quanto stabilito dalla Corte d'Appello di Napoli, sezione per i minorenni, che si è espressa sul ricorso di una donna che si era vista respingere la richiesta di adozione del bimbo nato dalla compagna attraverso la procreazione medicalmente assistita eterologa, avvalendosi cioè di un donatore anonimo. Secondo i giudici della Corte d'Appello di Napoli, la partner della madre biologica è il secondo genitore e «svolge tale ruolo addirittura da un momento precedente al concepimento, avendo contribuito alla sua generazione, non importa se solo con la prestazione del relativo consenso. Ella, ed è dato dirimente, se ne è assunta la responsabilità ab origine». Le due donne convivono dal 2008 e sono unite civilmente dal 2016. Il minore, sottolineano i giudici, «è inserito in quella che considera ed è la sua famiglia, ed è ben accudito dalle due donne che ne condividono, sotto ogni profilo, sia pure solo ancora in via di fatto, la responsabilità genitoriale».