Dodici anni di reclusione con l'aggravante dell'odio razziale e del porto abusivo d'armi. E' la condanna stabilita dalla Corte di Assise di Macerata per Luca Traini, il 29enne autore, lo scorso 3 febbraio, della sparatoria a Macerata contro diversi migranti in cui rimasero ferite sei persone. La Corte ha così accolto la richiesta della Procura nel processo con rito abbreviato che si è svolto a porte chiuse.

LE SCUSE - "In carcere ho capito di aver sbagliato e che non esistono differenze tra neri e bianchi", aveva detto in Aula Traini leggendo da un foglio. "Non provo nessun odio razziale", spiegava, dicendo di aver voluto "fare giustizia contro i pusher per il bombardamento di notizie sullo spaccio diffuso anche a causa dell'immigrazione: anche la mia ex fidanzata - aveva affermato - assumeva sostanze", come Pamela Mastropietro, la ragazza romana fatta a pezzi e chiusa in due trolley abbandonati nella campagna di Macerata. Infine Traini ha chiarito di aver avuto "un'infanzia difficile" ma non sono né "matto" né "borderline", ha detto.

"Ha chiesto scusa per il gesto compiuto, in un momento in cui era 'fuori di testa', questo sono le parole che ha utilizzato. Ha chiesto scusa alle sei persone colpite e poi ha detto altre cose che riguardano il suo vissuto, il suo passato", aveva poi spiegato l'avvocato Giancarlo Giulianelli, riferendo delle dichiarazioni spontanee rese oggi in aula da Traini.

Pentito? "Sì, decisamente sì - ha detto il difensore di Traini ai cronisti -, ma questo già era emerso nel corso della perizia del prof. Picozzi e lo stesso Picozzi lo aveva detto che già in carcere, nei primi momenti, Luca stava maturando una revisione critica del proprio gesto. Questo anche grazie all'aiuto degli psichiatri, degli psicologi e del sostegno dei familiari che gli sono stati vicini in questo momento".