Tumori, in Campania 500 nuovi casi l'anno di carcinoma ovarico
Convegno a Caserta, i dati diffusi da Luigi Cobellis, direttore dell'Unità operativa di Ginecologia ed Ostetricia dell'Aorn “Sant'Anna e San Sebastiano"
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Sab 14 Aprile 2018 15:23
CASERTA. "Ogni anno in Italia sono diagnosticati 5000 nuovi casi di tumore dell'ovaio, di cui 500 solo in Campania. A 5 anni dalla scoperta della patologia, la sopravvivenza oscilla tra il 40-50%. I numeri sono preoccupanti perché, per 8 donne su 10, la diagnosi è tardiva, con una ricomparsa della malattia entro i primi due anni dalla fine delle cure in circa l'80% delle pazienti. La tempestività nel carcinoma ovarico fa la differenza". Sono i dati diffusi da Luigi Cobellis, direttore dell'Unità operativa di Ginecologia ed Ostetricia dell'Aorn 'Sant'Anna e San Sebastiano' di Caserta, durante il convegno 'Il carcinoma dell'ovaio' svoltosi nella città della Reggia. Per Giovanni Scambia, presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia, nonché direttore della Ginecologia e Ginecologia oncologica del Policlinico Gemelli di Roma: "Oggi riusciamo a fare le stesse cose di prima in maniera meno invasiva. Il futuro è la personalizzazione dei trattamenti da un punto di vista oncologico, chirurgico e medico". Secondo Nicola Colacurci, direttore dipartimento della donna e del bambino dell'Università Vanvitelli di Caserta: "Ogni provincia deve avere una sua organizzazione nell'ambito della ginecologia oncologica, bisogna ottimizzare i percorsi in modo tale che nei centri cosiddetti di terzo livello possano confluire i casi diagnosticati in periferia". "Il cancro ovarico è una battaglia che si può vincere con l'impegno di più specialisti - ha sottolineato Michele Orditura, docente di oncologia medica della Vanvitelli - Confidiamo che anche la Campania, regione con enormi potenzialità, possa profondere il massimo sforzo contro questa malattia da cui si può guarire. Stiamo già lavorando ad una rete per agevolare l'accesso alle strutture dedicate a questa patologia e facendo informazione affinché la paziente sappia cosa deve e può fare, evitando il fenomeno dell'emigrazione verso altre regioni. In Campania possiamo offrire tutte le cure".
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