di Rosa Benigno

CASTELLAMMARE DI STABIA. Sarà un evento destinato a restare nella storia. Stamattina, in 300, giunti da tutta Italia e qualcuno persino da Cuba, si ritroveranno dopo circa 50 anni. Sono gli "ex ragazzi dell'Azione Cattolica" della Parrocchia Sant'Antonio di Padova di Castellammare di Stabia, cresciuti intorno all'allora giovanissimo parroco: don Paolo Cecere. Oggi la chiesa è retta da don Catello Malafronte che domani mattina non mancherà.

Il festeggiato è Don Paolo, che ha 86 anni, e i "suoi ragazzi" hanno 60 e 70 anni. Alcuni di loro, qualche mese fa, hanno pensato di radunare tutti i compagni della Parrocchia, per un "Re-incontriamoci; Ri-conosciamoci" che alle 9,30 li farà ritrovare tutti (quasi tutti, 40 di loro sono passati a miglior vita) per riabbracciarsi. Perché dopo l'adolescenza, ognuno ha preso la sua strada e la sua carriera, magari anche allontanandosi chilometri da Castellammare di Stabia. Avevano all'epoca, dal 1963 in poi, chi 12, chi 14, chi 20 anni. Oggi qualcuno verrà accompagnato dai nipotini. Miracolo di Facebook che riesce a far correre le voci e gli inviti fino all'estero. Il numero è via via cresciuto, al punto che - per assicurare a tutti il parcheggio delle auto - ha dato la propria disponibilità la scuola "Di Capua", poco distante dalla chiesa. E per un rinfresco, dopo la messa che sarà celebrata dall'amato parroco Don Paolo Cecere, ha offerto gli spazi della struttura la Fondazione Oiermo, con la solita generosità di Vincenzo Staiano, patron della pizzeria "o Zi' Aniello" che non si tira mai indietro quando si tratta di convivi di natura religiosa. Il Cav Staiano mette a disposizione i suoi forni-mobili per cucinare panuozzi per tutti. Altri anonimi benefattori hanno regalato bibite e il necessario per la buona riuscita della memorabile giornata.

"Eravamo ragazzi - racconta uno dei principali promotori dell'iniziativa, Claudio Ferro Faella - Vivevamo intorno a una baracca che gli americani ci avevano regalato per farne una chiesa: era un corridoio con sedie a destra e a sinistra, in fondo c'era un altare e due porticine che davano a un retro-baracca dove il sacerdote vestiva i paramenti sacri prima della messa".

"Poi - prosegue - cominciarono a chiamaci per svuotare le cantine e la case che dovevano essere liberate da mobili e suppellettili. Per noi era tutto un gioco, andavamo nelle soffitte, prelevavamo tutto e avevamo creato una sorta di 'discarica' in un campetto accanto alla chiesa. Mettevamo il ferro da una parte, i libri e i giornali dall'altra, il vetro e poi le suppellettili che si potevano recuperare. In parte lo prendeva chi ne aveva bisogno. In parte lo vendevamo ai robivecchi e con quei soldi cominciammo a mettere insieme un fondo che è poi servito per tirare su l'attuale chiesa. Un benefattore regalò il terreno e cominciammo prima dai lavori degli scavi per il cemento delle fondamenta. Si andava avanti a lotti e la prima chiesa sorse negli scantinati". Hanno tanti racconti da ripetersi per ricordare questa mattina gli "ex ragazzi di don Paolo Cecere". Lui arrivò in quella chiesa, fresco di ordinazione, nel 1963. E questa mattina lo vogliono riabbracciare tutti. Quindi, per l'occasione chiunque andrà alla Chiesa di Sant'Antonio di Padova questa mattina potrà rivedere i volti di quei giovani pieni di energia e allegria che, racconta Ferro Faella, "la sera, dopo la messa, bisognava che accompagnassero le mamme a casa sotto braccio, perché via Bocchetti era solo un terreno pieno di buche a totalmente al buio. Le prime luci si vedevano nella stazione della ferrovia a via Napoli, dove mio padre era capostazione. E andavamo a rubare i frutti acerbi dall'albero di un nostro amico che rubava insieme a noi - ride Ferro Faella - e era il suo albero e il padre lo rimproverava: "ma come, rubi i tuoi frutti?"... Si potranno rivedere commossi e sorridenti ora che sono anziani. Ma anche giovani e vigorosi in una mostra fotografica allestita per l'occasione. Poi vogliono creare un archivio perché nulla di questa storia e di queste emozioni vada perduto.