Formicola decimati dai blitz, scoppia la festa dei D’Amico
Dopo l’ultimo arresto, spari sotto casa di due uomini vicini ai Reale. Nel mirino Giuseppe Di Carluccio e Pasquale Troise: è caccia al commando
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Gio 26 Mag 2016 13:35
NAPOLI. È l’unica ipotesi sul tappeto, almeno per il momento. La sparatoria dell’altra notte contro i balconi di due abitazioni contigue sul corso San Giovanni a Teduccio sarebbe stata una maniera del clan D’amico per festeggiare l’ultimo arresto in seno al gruppo Formicola. Uno alla volta, infatti, in quattro sono finiti dietro le sbarre per scontare la condanna definitiva per il tentato omicidio di Alfonso D’Amico, parente stretto dei ras di via Nuova Villa. I destinatari del raid di fuoco, due pregiudicati ritenuti orbitanti nell’area dei Reale-Rinaldi, alleati dei Formicola contro i Mazzarella-D’Amico, non c’entrano nulla con l’agguato del 21 marzo 2013 per il quale la giustizia ha fatto scattare la mannaia. Ma evidentemente erano i bersagli più facili, se la tesi principale degli investigatori è giusta, per una dimostrazione di forza. Mancavano pochi minuti alla mezzanotte di martedì quando i malviventi, tre secondo le vaghe e frammentarie testimonianze raccolte dalla polizia, sono entrati in azione facendo fuoco con due pistole contro i balconi delle abitazioni al primo piano di due uomini già noti alle forze dell’ordine: Giuseppe Di Carluccio e Pasquale Troise, entrambi in passato finiti nel mirino della giustizia per stupefacenti, ma senza denunce a carico per camorra. Nessuno dei due era in casa in quel momento, a differenza di alcuni familiari che hanno sentito il rumore degli spari e hanno dato l’allarme. Effettivamente la sparatoria c’era stata e i poliziotti della squadra giudiziaria con le Volanti del commissariato San Giovanni-Barra (guidati dal dirigente Pietro De Rosa) e i colleghi della “Scientifica” hanno raccolto una decina di bossoli calibro 72 e 9, tipici calibri di camorra. Le indagini sono partite immediatamente e i primi a essere ascoltati sono stati Giuseppe Di Carluccio e Pasquale Troise. I quali hanno dichiarato di non avere ricevuto minacce né di avere idee sugli autori della sparatoria, che comunque ha provocato solo danni esterni all’abitazione e nessun ferito. Altre persone sono state sentite e qualcuno avrebbe raccontato di aver visto fuggire tre uomini su due scooter subito dopo l’evento. In zona c’è qualche telecamera provata, ma le immagini non avrebbero fornito spunti decisivi per risolvere il caso. È soprattutto il presunto retroscena a non far dormire sonni tranquilli alle forze dell’ordine: se il clan D’Amico decide di festeggiare l’arresto di nemici di camorra in questo modo, è lecito aspettarsi una risposta a colpi d’arma da fuoco in tempi brevi. Tanto più che a San Giovanni a Teduccio le organizzazioni criminali hanno attuato nel corso degli anni spesso questo tipo di strategia: “botta e risposta” continui, senza l’intenzione di uccidere ma solo per mostrare i muscoli e intimidire. C’è però da considerare che quando si utilizzano fucili o pistole il rischio di una vittima innocente, e Napoli ne è stata piena, esiste sempre, a prescindere dalla bravura con le armi di chi preme il grilletto.
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