BRESCIA. I giudici della Corte d'Assise d'Appello di Brescia hanno confermato la condanna all'ergastolo per Massimo Bossetti, accusato dell'assassinio della giovane Yara Gambirasio. La sentenza è stata emessa dopo oltre 15 ore di camera di consiglio. La corte si è riunita in camera di consiglio ieri mattina alle 9,30 e il presidente, Enrico Fischetti, non ha dato un limite di tempo per la lettura della sentenza. La difesa di Bossetti, rappresentata dagli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporino, durante la loro arringa hanno cercato di smontare la "prova regina" a carico di Bossetti, ossia il suo dna nucleare trovato sugli slip e i leggins della ragazza. «Giustizia è stata fatta»: questo il commento dell' avvocato di parte civile del processo Bossetti, Enrico Pelillo, subito dopo la sentenza. 

Intanto l'avvocato Claudio Salvagni, assieme al collega Paolo Camporini, annuncia il ricorso alla Suprema Corte, dopo il deposito delle motivazioni. «Confido nella Cassazione dove si parla di diritto e non di merito per vedere riconosciute le nostre ragioni sul dna e rifare il processo. Se anche la Cassazione dovesse darci torto sul dna - spiega Salvagni - sarei molto preoccupato perchè vorrebbe dire che siamo ripiombati nel medioevo del diritto. Ci sono dei protocolli internazionali sulle modalità di analisi del dna che ci danno ragione. Bossetti non ha potuto difendersi, l'esame del dna e' stato fatto senza garanzie per la difesa e già il Tribunale di Brescia aveva rilevato delle anomalie». 

Parlando di Bossetti, poi, l'avvocato dice che: «è rimasto impietrito alla lettura della sentenza, confidava molto nella perizia, è molto provato».

Prima della sentenza, Bossetti si è difeso e ha voluto rivolgere un "sincero pensiero" a Yara Gambirasio. «Poteva essere mia figlia, la figlia di tutti noi - ha detto - neanche un animale avrebbe usati tanta crudeltà». Ha provato a descriversi come un buon padre di famiglia che «ha avuto la vita distrutta per accuse da cui è estraneo».