Dopo 4 anni di trattative, la Flc Cgil e l’Istituto Francese d’Italia (che ha sedi a Milano, Firenze, Roma, Napoli e Palermo) avevano siglato nel maggio 2017 un accordo collettivo nazionale aziendale che sanava una serie di anomalie tra i lavoratori (disparità di trattamento salariale, differenti condizioni di trattamento tra personale a tempo pieno e a tempo parziale, una determinazione dei salari diversa per ogni sede a parità di lavoro svolto). Ma il Ministero degli Affari Esteri del Governo Francese nel febbraio scorso ha bocciato l’accordo in quanto “insostenibile” finanziariamente e invitato le parti a riaprire le trattative. La Flc Cgil e i lavoratori dell’Istituto Francese d’Italia non ci stanno e, per la prima volta, hanno proclamato sciopero per l’intera giornata il 26 ottobre: in quella occasione, è previsto un presidio in Campo de’ Fiori a Roma nel pomeriggio. Nella sede di Firenze, che conta circa 20 dipendenti tra docenti e personale amministrativo, è in programma anche uno sciopero il 17 ottobre dalle ore 14:30 alle ore 17:30.

“La decisione del Ministero interviene a trattativa terminata e compromette tutto il lavoro svolto - dice la Flc Cgil -. L’Istituto Francese d’Italia si occupa delle relazioni franco-italiane nei settori culturali, educativi e didattici e risponde al governo francese,  è una struttura educativa e culturale d’eccellenza e rappresenta, nelle cinque città in cui opera, un presidio intellettuale fondamentale. Nonostante sia una istituzione pubblica l’istituto si autosostiene economicamente e al suo interno operano professionisti altamente specializzati”. Per questo, aggiunge la Flc Cgil, “ci saremmo aspettati che la vertenza per il contratto venisse vissuta da Parigi con più attenzione; ma l’Ambasciatore, coinvolto nella trattativa tramite il Comitato Tecnico di Prossimità per l’Estero - organismo istituzionale del dialogo sociale francese - si è limitato a manifestare l’indisponibilità di Parigi a finanziare questa operazione, come se il costo per la messa a norma dell’istituto dovesse ricadere interamente sulle spalle del personale”.

LA VICENDA

Nel 2013, a seguito del riconoscimento, da entrambe le parti, della ormai insostenibile situazione di illegittimità nella conduzione dei rapporti di lavoro, l’Istituto Francese d’Italia e i suoi dipendenti (rappresentati dalla Flc Cgil) avviano una trattativa per giungere ad un contratto collettivo nazionale aziendale che metta a norma i rapporti di lavoro. In particolare, la condizione contrattuale attuale dei singoli dipendenti era caratterizzata da disparità di trattamento salariale, differenti condizioni di trattamento tra personale a tempo pieno e a tempo parziale, una determinazione dei salari diversa per ogni sede a parità di lavoro svolto, una confusa classificazione del personale amministrativo che causava discrasie tra mansioni svolte e livello contrattuale tra le diverse sedi e un utilizzo del personale a tempo parziale totalmente fuori norma. Entrambe le parti hanno sempre riconosciuto queste anomalie, per questo motivo la trattativa intrapresa doveva servire a riportare la gestione del personale nella normalità, evitando possibili contenziosi legali, attraverso una gestione contrattuale trasparente e oggettiva. La trattativa è terminata il 26 maggio 2017, con un’intesa che ha riscontrato piena soddisfazione del personale su vari punti, come ad esempio l’equiparazione dei salari dei docenti tra le diverse sedi e l’omoegenizzazione dei profili tecnici-amministrativi. Dopo diverse sollecitazioni all’Istituto Francese d’Italia per procedere alla firma del contratto, il 2 febbraio la Flc Cgil ha appreso che il Ministero dell’Europa e degli Affari Esteri (Meae) del Governo Francese ha invitato l’Istituto Francese in Italia “a riprendere i negoziati affinché sia presentato un nuovo progetto sostenibile finanziariamente dall’istituto”.