Confcommercio: «Per tornare ai valori pre crisi ci vorranno 15 anni»
L'organizzazione dei commercianti: salgono i consumi
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Lun 08 Giugno 2015 13:40
ROMA. L'indicatore dei Consumi Confcommercio (Icc) registra ad aprile 2015 una crescita pari a +0,5% rispetto a marzo e un incremento dello 0,8% tendenziale. In termini di media mobile a tre mesi l'indicatore consolida la tendenza al progressivo miglioramento in atto dall'estate del 2014. Il dato dell'ultimo mese sembra indicare la possibilità di una ripresa dei consumi più accentuata rispetto a quanto rilevato fino ad oggi e avvalora, unitamente alle indicazioni positive provenienti da altri indicatori congiunturali, l'ipotesi di una crescita superiore all'1% già nel 2015.
Confcommercio stima che solo tra quindici anni circa l'Italia tornerà ai valori del 2007. Le dinamiche attese per il biennio, si legge nell'analisi, «favoriranno solo un moderato recupero di quanto perso negli anni della recessione in termini di produzione di ricchezza, di reddito disponibile e di consumi delle famiglie. In valori pro capite, tra il 2007 e il 2014 gli italiani in media hanno patito una riduzione in termini reali del 12,5% per il Pil, del 14,1% per il reddito disponibile e dell'11,3% per i consumi».
E sono sempre più poveri. Secondo l'Ufficio studi di Confcommercio «la durezza della crisi potrebbe avere effetti irreversibili o, almeno, di eccezionale durata, sulla dimensione dell'area della povertà assoluta (che caratterizza l'impossibilità di un nucleo familiare di avere accesso a un paniere di sussistenza di beni e servizi). Le persone assolutamente povere crescono del 163% nel 2013 rispetto al minimo del 2006, da meno di 2,3 milioni della metà degli anni 2000 a oltre 6 milioni, circa il 10% dell'attuale popolazione italiana. Più della metà dei poveri assoluti risiede nel Mezzogiorno».
Per il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, senza la riforma fiscale, "se non si passa da qui, non si può ripartire". In occasione dell'assemblea annuale in corso a Rho, Sangalli ricorda: «La aspettiamo da 40 anni: abbiamo bisogno di un fisco semplice, affidabile ed equo. Senza paura cioè di continui aggiornamenti al rialzo, come speriamo non accada con la riforma del catasto».
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