Edilizia in coma: chiudono due imprese al giorno
Nell'ultimo anno in Campania persi oltre 7mila posti di lavoro
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Ven 20 Aprile 2018 18:28
di Vincenzo Nardiello
NAPOLI. Una lenta corsa con una meta chiara: il baratro. È un’emorragia senza fine quella dell’edilizia in Campania. Imprese, occupati e salari continuano inesorabilmente a segnare cali incessanti. Una caduta che non si è arrestata neanche nel 2017, un anno che avrebbe dovuto essere quello dell’inversione di tendenza. I numeri parlano chiaro. E sono da brividi. Il dato peggiore riguarda le imprese. In base al report diffuso ieri della Fillea-Cgil, nel 2017 hanno chiuso i battenti la bellezza di 810 imprese. In pratica, in Campania sono scomparse oltre due imprese al giorno (2,3 per la precisione). Il dato emerge dal numero di aziende attive e iscritte alle Casse edili: sono passate dalle 12.100 nel 2016 alle 11.290 nel 2017, con un saldo negativo netto pari al 6,6%.
È chiaro che in queste condizioni l’occupazione non può che calare. Infatti, il settore ha perso 7.038 posti di lavoro, circa il 13,5% degli addetti, rispetto al 2016. Due anni fa ammontavano a 53.300 i lavoratori censiti nelle Casse edili, a fine 2017 ne erano rimasti 46.300. Dal 2010 il comparto ha perduto quasi la metà degli addetti, con 36.700 posti di lavoro in meno.
«Questa forte emorragia parla di un settore che maggiormente sta pagando il prezzo della crisi - afferma la Fillea Cgil - aggravata dal dilagare dell’illegalità, dell’irregolarità, in termini di evasione ed elusione contributiva, verso la Cassa edile e verso l’Inps».
Non solo. A preoccupare è anche un altro fenomeno: quelle delle aziende morose verso l’Inps e le stesse Casse edili. Il numero d’imprese non in regola con i pagamenti nel 2017 è aumentato del 9,9%. Da un lato i rubinetti del credito bancario che stentano a riaprirsi, dall’altro i problemi legati ai ritardi nei pagamenti della Pubblica amministrazione provocano l’effetto di strozzare le imprese, sempre più costrette a rinviare i versamenti agli istituti. A rendere ancora più grave la situazione, inoltre, c’è la circostanza che tutto ciò è accaduto in un anno in cui il settore ha vissuto quello che la Fillea-Cgil definisce «una timida e inefficace ripresa» dovuta al completamento dell’agenda comunitaria 2007/2013. A pesare, ancora una volta, sono la mancanza d’investimenti pubblici e privati adeguati. Secondo stime Ance basate su dati Istat, nel decennio 2007/2017 gli investimenti in costruzioni sono calati addirittura del 36,5%.
L’altra faccia di questa crisi che non sembra avere fine è strettamente legata ai consumi delle famiglie. Chi ha avuto la fortuna di conservare il proprio posto di lavoro, infatti, lo ha fatto a costi di salari sempre più bassi. Nel 2017 il monte salari del settore si è ridotto di ulteriori 46 milioni di euro, passando dai 453,3 milioni del 2016 ai 407 milioni del 2017, con una perdita netta del 10,2%. Soldi sottratti a tutta l’economia.
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