WASHINGTON. Lo Stato islamico giustifica il rapimento e lo stupro di giovani schiave e attacca la first lady americana, Michelle Obama, definendola una «prostituta» il cui prezzo «forse non supera nemmeno un terzo di un dinaro». La farneticante provocazione arriva da una sposa jihadista, attraverso un articolo, intitolato «Ragazze schiave o prostitute», pubblicato su Dabiq, la rivista in lingua inglese di propaganda del Califfato.