ISTANBUL. Arresti a raffica in Turchia e 'purghe' dopo il tentativo di golpe. Sono in tutto 103 i generali e gli ammiragli delle Forze Armate finiti in carcere. Tra i generali c'è anche Akin Ozturk, ex capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica, indicato da funzionari governativi turchi come il presunto capo dei golpisti in patria.

In Arabia Saudita è stato arrestato l'addetto militare dell'ambasciata turca in Kuwait. La notizia viene riportata da diversi media arabi, compresi il quotidiano Asharq al-Awsat, che cita una fonte diplomatica, e la tv satellitare al-Arabiya. Stando al sito web in lingua araba della tv satellitare al-Arabiya, nelle intenzioni dell'addetto militare Mikhail Oglu ci sarebbe stato un viaggio verso Dusseldorf, via Amsterdam.

Mentre sono in totale ben 7.850 i poliziotti sospesi dopo i fatti di venerdì notte. Tra di loro, anche alti ufficiali, come si legge sul sito web del giornale turco Hurriyet. Ai poliziotti è stato imposto di riconsegnare armi e distintivi.

Il ministero dell'Interno di Ankara ha inoltre silurato in "totale 8.777 dipendenti". Lo riportano i media filogovernativi turchi. Tra gli oltre 8.700 ci sono "30 governatori e 52 investigatori".

Dopo il tentativo di golpe la Turchia ha anche messo al bando una ventina di portali di notizie e siti web.

GIUDICI ARRESTATI - L'Encj, rete europea dei consigli di Giustizia, ha manifestato seria preoccupazione "per le notizie di oltre 2.700 giudici e pubblici ministeri sospesi o espulsi dal Consiglio superiore dei giudici e dei pubblici ministeri poche ore dopo i terribili eventi. Ulteriori report sembrano indicare che un grande numero di giudici e pubblici ministeri sono stati arrestati".

Anche il commissario europeo alla Politica di vicinato e ai Negoziati per l'allargamento Johannes Hahn si è detto "molto preoccupato" per gli ordini di arresto emessi nei confronti dei magistrati. "Ci aspettiamo una risposta che sia in linea con gli standard internazionali dello Stato di diritto. E quello che vediamo non è in linea con lo Stato di diritto" ha rimarcato. "Come minimo è una cosa che è stata preparata. Il fatto che le liste fossero disponibili subito dopo l'evento indicano che era stata preparata e che a un determinato momento avrebbero dovuto essere utilizzate", ha osservato Hahn.

A margine del Consiglio Affari Esteri a Bruxelles è intervenuto anche il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. "E' stato chiaro il nostro sostegno al governo liberamente eletto in Turchia e la nostra condanna del tentativo di avventura militare - ha sottolineato - altrettanto chiaro è il fatto che, obiettivamente, immaginare che in dodici ore si sia appurato che ci sono alcune migliaia di giudici complici del tentativo di colpo di Stato, rischia di apparire un po' stridente con i principi dello Stato di diritto. Come se, invece che raccogliere elementi di questa eventuale complicità, si sia voluto ricorrere a una forma di epurazione".

"Io ho ripetutamente parlato con il governo turco - ha aggiunto Gentiloni - abbiamo avuto rassicurazioni del fatto che la loro risposta sarà orientata al rispetto delle legge e dello Stato di diritto. Sinceramente, vediamo segnali che vanno in una direzione molto diversa". Inoltre, ha continuato Gentiloni, il ritorno della pena di morte in Turchia "sarebbe uno dei simboli di quello che l'Europa non può accettare. Siamo stati molto chiari nel condannare il tentativo di golpe militare e al tempo stesso siamo molto chiari nel dire che la reazione non può essere di vendetta, ma deve tenere conto dello Stato di diritto e delle regole della legge". Si tratta di una posizione "assolutamente condivisa" a livello europeo.

MOGHERINI: NESSUNO STATO ENTRA IN UE SE INTRODUCE PENA DI MORTE - "Primo, nessuno Stato può diventare membro dell'Unione Europea se introduce la pena di morte. Questo è molto chiaro - ha scandito in conferenza stampa a Bruxelles l'Alto Rappresentante per gli Affari Esteri dell'Unione Europea, Federica Mogherini - Secondo, la Turchia è un importante membro del Consiglio d'Europa e, come tale, è vincolata dalla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, che è molto chiara sulla pena di morte. Spero di essere stata chiara".

Anche il portavoce di Angela Merkel ha affermato che l'introduzione della pena di morte da parte della Turchia comporterebbe una sospensione dei colloqui di adesione con l'Ue. "Respingiamo categoricamente la pena di morte. Un Paese che ha la pena di morte non può essere membro dell'Ue", ha dichiarato Steffen Seibert a Berlino.

PREMIER TURCO: AGIREMO NEL RISPETTO DELLA LEGGE - "Agiremo nel rispetto della legge" ha affermato il premier turco Binali Yildirim. Il bilancio aggiornato diffuso stamani da Yildirim parla di 208 "martiri" (145 civili, 60 poliziotti e tre soldati), di 1.491 feriti e di "24" golpisti uccisi. Ieri il ministero degli Esteri riferiva di oltre 100 militari golpisti uccisi.

Il premier ha inoltre confermato che sono state fermate 7.543 persone sospettate di aver avuto un ruolo nel tentato golpe. Tra queste, ha detto, ci sono 100 poliziotti, 6.038 soldati, 755 giudici e 650 civili.

Quanto al ripristino della pena di morte in Turchia, è una "richiesta del popolo, un ordine dei cittadini", ma sarebbe "sbagliato affrettarsi a decidere" ha detto Yildirim, secondo quanto riportato da Cnn Turk.

GOVERNO AI MANIFESTANTI: RIMANETE IN PIAZZA - "È stato evitato il golpe, ma non possiamo dire che la minaccia sia finita" e per questo, "cari abitanti di Istanbul, vi chiediamo di seguire attentamente ogni dichiarazione del presidente e di rimanere nelle piazze fin quando il presidente non dirà: 'Ok, ora potete tornare a casa'". E' quanto ha affermato stamani il ministro della Difesa turco, Fikri Isik, che - riferisce l'agenzia di stampa turca Anadolu - ha parlato ai manifestanti filogovernativi riuniti davanti alla residenza di Recep Tayyip Erdogan nella città sul Bosforo.

Isik ha definito i fatti dei giorni scorsi come "un palese atto di tradimento" a cui la "Turchia non aveva mai assistito" nonostante i tre golpe militari del 1960, del 1971 e del 1980. Già sabato scorso Isik aveva parlato di golpe "evitato" e di come fosse "troppo presto" per affermare che la minaccia "sia stata completamente eliminata".

Il vice premier turco Mehmet Simsek ha detto che "nulla è cambiato nel Paese. E se c'è stato un cambiamento in Turchia, è il consolidamento della democrazia". "Il nostro Paese, la nostra democrazia, la nostra stabilità politica sono state rafforzate - ha aggiunto il vice premier - La strada davanti alla Turchia è chiara. Torneremo molto rapidamente alle nostra agenda di riforme strutturali".