ROMA. Dopo tante 'scazzottate', arriva l'addio. Pippo Civati lascia il Pd. E lo fa con un lungo post sul suo blog in cui adotta la storia di Nikola Tesla, pioniere dell'elettricità. "Non ho più fiducia, non sosterrò il governo e per questo lascio il gruppo del Pd", l'annuncio ufficiale. Poi la spiegazione, dettagliatissima, via blog. Con qualche sassolino tolto dalla scarpa. "Il futuro sarebbe a portata di mano - scrive infatti l'ormai ex dem - basterebbe imparare a sposare tradizione e cambiamento, coniugando cose antiche come i diritti e nuovissime come l'innovazione. Mi spiace per chi ha cambiato idea ma per quel che mi riguarda continuerò a farlo con tutti quelli che lo vorranno. Secondo me sono tantissimi".

Il post, dal titolo 'L'energia che può cambiare la nostra vita', prende dunque spunto da Tesla, "nato in Serbia a metà del 1800 e statunitense naturalizzato". Civati racconta che "è stato un pioniere dell'elettricità, il suo lavoro teorico è alla base del sistema a corrente alternata e ha dato un decisivo impulso alla seconda rivoluzione industriale, ma è stato anche un personaggio ammantato di un certo alone di mistero, e con lui alcune sue teorie meno comprese. La Tesla Energy, che non a caso ne raccoglie il cognome - racconta ancora Civati - è invece un'azienda californiana tra le più innovative e tenute sotto osservazione per le sue invenzioni nel campo della produzione e conservazione dell'elettricità. Da qualche giorno se ne parla a proposito del Powerwall, che anche per dimensioni sembra un po' una caldaia ma è in realtà una batteria, in versione da muro, in grado di convogliare l'energia prodotta dai pannelli solari di casa, e per la prima volta risolve il problema finora insormontabile della sua conservazione, mettendola a disposizione quando l'utente ne ha bisogno".

"Anche per chi - per primo chi scrive - è privo di particolari conoscenze tecniche - va avanti Civati - è chiaro che questa innovazione che viene da così lontano nel tempo potrebbe molto presto interrompere la nostra dipendenza dalle infrastrutture produttrici di energia, con un impatto rivoluzionario sulle nostre vite, sull'economia, sul pianeta in cui viviamo". "Credo sia - prosegue l'ormai ex dem ribelle - una buona metafora, una metafora eccellente dei motivi per cui tanti di noi amano far politica e ci hanno dedicato cosi' tanto tempo, in questi anni. A un certo punto, senza preavviso, è semplicemente capitato che un giorno alcune persone con cui pensavamo di aver condiviso questa visione hanno cambiato idea. Hanno promosso e approvato - senza voler parlare di leggi elettorali, riforme del lavoro e della costituzione - cementificazioni e trivellazioni, e ce li siamo trovati in tivù a deridere le ragioni di chi difende l'ambiente o crede che il futuro passi attraverso soluzioni differenti. Peccato (soprattutto per loro): perché invece il futuro sarebbe a portata di mano, basterebbe imparare a sposare tradizione e cambiamento, coniugando cose antiche come i diritti e nuovissime come l'innovazione", conclude il deputato.