NAPOLI. Un orecchio piantato oltreoceano e l’altro a Napoli, in una costante sintesi di sperimentazione e tradizione per il rapper partenopeo. “Vieni Mo” è il nuovo singolo di Marco Villa in arte Gransta Msv (nella foto), cantante della scena napoletana. Il brano è elogio alla vita lanciato dal ventre della città di Napoli. Il video di “Vieni Mo” girato tra i vicoli del centro storico canta il suo tributo alla strada con un groove americanizzato tutto da ballare. Il testo scritto dallo stesso rapper, e mixato dal dj Lello Ambrosini, vecchia conoscenza di “Radio Club 91” negli anni ’90. “Muoviti e scuoti tutta la città, fallo come se nessuno ti stesse a guardà”, tra le rime rappate e spruzzate di elettronica e funky che spingono dare il massimo di se stessi, superare il pregiudizio e fare la differenza, in continuo parallelismo tra lo stile urban di New York e quello partenopeo.

Sei nato negli anni ’80: chi sono stati i tuoi musicisti e rapper di riferimento?

«Artisticamente ho iniziato ad esprimermi negli anni ’80 sì, ma in casa venivo educato alla musica già da prima grazie ai miei fratelli più grandi che suonavano e collezionavano dischi principalmente rock progressivo, funk e r’n’b. Però il soul elettronico e l’Hip Hop degli anni ’80 sono stati determinanti per lo sviluppo della mia personalità. Se devo sintetizzare tra le figure dei rapper, le voci che sono state più di riferimento per me all’inizio dico Utfo, Melle Mel, Rakim, Dmc, Schooly D ma anche molti altri... immagino che dalle nostre parti non li conosca praticamente nessuno ».

“Vieni Mo”, il primo singolo di un nuovo progetto discografico diverso dai precedenti, corredato da un video particolare girato tra i vicoli di Napoli in cui ti travesti da “pazzariello napoletano”...

«L’idea che la figura del pazzariello fosse una sorta di antesignano dell’Mc o rapper in verità ce l’ho in testa da sempre praticamente, entrambi si esprimono in rime, entrambi hanno la strada come scenario e più di tutto entrambi sono irriverenti e si beffano delle regole. Nel ’99 con la Puazze Crew facemmo il nostro album e associavamo già l’Hip Hop alla cultura partenopea, lo stesso marchio della Puazze è un Pulcinella Hip Hop e sul booklet del disco affiancavamo le arti del Hip Hop ai mestieri antichi napoletani. Appunto il rapper era già il pazzariello. Con “Vieni Mo” però ho deciso di rigenerare il vestito tradizionale del pazzariello, così per il video ho ricreato la divisa con un design fresco e moderno, rispettoso della tradizione ma molti più urban fashion e inserendolo nella meravigliosa cornice di Napoli che però non è più la classica cartolina antica ma una città piena di nuovi stili e colori. Il progetto andrà avanti, ci saranno altre sorprese e l’idea di realizzare almeno un album».

Il testo ha dei riferimenti particolari: si parte di Koulibaly, calciatore del Napoli quando si parla di difendersi attraverso la propria personalità. Vengono poi nominate l’ex ministro Gelmini e la cantante Laura Pausini e il premio Oscar, Paolo Sorrentino...

«Ci sono associazioni con eccellenze napoletane e poi personaggi che non amo particolarmente. Prima di tutto si cerca la rima giusta quando si scrive e il testo di “Vieni Mo” l’ho scritto avendo Napoli davanti come infinita risorsa creativa. Nel brano dico che da Napoli parte il lieto fine, come per un film. Credo che Napoli rappresenti il meglio in Italia per quanto riguarda l’ingegno e da Napoli può partire un lieto fine dei problemi nello scenario Italiano, grazie alla sua infinita inventiva e positività, per giungere finalmente ad un nuovo inizio. Credo che questo processo già sia iniziato e credo che Napoli continuerà ad evolversi nella città e nel mondo con la giusta dose di onestà e impegno».

Brano rap, con riferimenti funky, musica elettronica, ma anche con beat a tratti dub: incroci di stili per riconoscersi in uno stile proprio?

«Il mio stile è il mio, sono sempre alla ricerca di un suono totalmente mio. Credo che sia fondamentale distinguersi e creare un proprio genere sempre dopo aver studiato e conoscendo bene il linguaggio con cui ci si esprime. Amo l’elettronica e il suono della 808, la drum machine che ha bassi poderosi, la stessa che oggi va tanto nella cosiddetta Trap, ma rispetto alla Trap che è molto rallentata mi piace andare su tempi più ritmati e ballabili, certo non sempre ma amo molto la matrice veloce e ritmata per la mia musica».

Negli ultimi anni abbiamo assistito a un grande boom della musica rap: riesci a rivederti e ritrovarti in queste nuove generazioni?

«Sono molto vicino alla nuova generazione per suoni e attitudine. Molti giovani rapper e producer napoletani e non mi piacciono molto e in generale mi ci ritrovo alla grande . Oggi si riesce a interpretare più efficacemente un genere che arriva dall’oltreoceano anche grazie alla facilità con cui ti arrivano i contenuti specialmente grazie al web. Ai miei tempi c’era una vaschetta “importazione” nel negozio di dischi e correvo a comprarli appena ne arrivava uno rap. La tv non passava video Hip Hop, oggi l’Hip Hop e la musica urban è un genere conosciuto e riconosciuto anche dalle nostre parti e i giovani se ne identificano perfettamente, questo per me è bello e positivo, bisogna solo sempre fare attenzione a non cadere appunto in cliché, appiattirsi e fare la stessa cosa che fanno gli altri. Ma appunto i nuovi rapper, “trapper” e anche giovani cantanti partenopei come anche Liberato, che però devono smettere di dire che fa rap, trovo che siano originali e carichi quindi benissimo così».

Quando uscirà il disco e con quale etichetta?

«L’etichetta sarà sicuramente Black Needle, la label indipendente con cui realizzo ogni mia produzione. Sarà sicuramente una distribuzione nazionale ma non so ancora dirti quale. Mi concentrerò per creare prima dei contenuti di livello alto e poi dopo penserò all’aspetto più commerciale del prodotto. Nel 2019 uscirà il primo estratto del nuovo album a cui sto lavorando».