È stata una serata all’insegna della bella musica, quella tenutasi nel nuovo ed elegate "salotto" dell’Ennò di Napoli in compagnia dei Rumberos de la O'; della musica suonata, “sentita”, ascoltata e ballata. Della musica e del ritmo che ti entrano dentro perché figli della cultura popolare, quella che affonda le radici nei suoni e nei tremori ancestrali che in ogni cultura, che ogni popolo ha e conserva come cura ai propri mali, come catarsi, come liberazione.

È così, dall’incontro di tre distinte personalità dai differenti trascorsi artistici sono nati i Rumberos de la O'.

Il cantante e chitarrista classico Rafael Arias di Cordoba è stato il catalizzatore che ha unito la lunga esperienza di musica e teatro del beneventano Piero Ricciardi (al cajon) e la voce e chitarra della romana Cecilia Baliva, in un melting pot che dal cuore dell’Andalusia unisce tutta la tradizione musicale di origine latina, passando per il meridione d’Italia sino ad arrivare al Sud America.

"Il nostro spirito è quello di vivere e rivivere la musica on the road - hanno raccontato i Rumberos de la O' - unendo il piacere e il gusto del viaggiare condiviso, alla musica suonata. Legati dalla passione per la musica popolare, e in particolar modo per la musica tradizionale spagnola (siamo per diversi motivi vicini molto a questa terra) e quella dei popoli di origine latina, partendo dalla Rumba Flamenca abbiamo esteso il nostro repertorio ai diversi generi figli delle tradizioni popolari del “sud”. Oltre a un lavoro di ricerca dei brani “classici” abbiamo deciso di operare una personale rivisitazione dei testi, attualizzandoli al nuovo contesto sociale che stiamo vivendo, per renderli così al contempo sia più diretti e contemporanei sia per liberarli da alcune loro tematiche, oggi un po’ anacronistiche e non “corrette” verso alcune realtà (come quella ad esempio della donna). Ciò che per noi è più importante, è suonare e vivere per la musica e non dover suonare e fare musica per vivere. Quando ci esibiamo dal vivo siamo sempre noi stessi e cerchiamo di esprimere al meglio tutte le nostre emozioni”.

Marco Sica