NOLA. Il pubblico ministero della Dda e la Procura generale della Repubblica non si appellano alla sentenza di assoluzione del tribunale di Nola e per il vice-sovraintendente della Polizia di Stato, Giuseppe Bruno, finisce definitivamente l’incubo giudiziario. Per lui l’odissea comincia nel 2013, quando il collaboratore di giustizia, Salvatore De Martino, lo accusa di essere affiliato alla cosca di cui proclama di esserne il capo. In particolare, riferisce che l’agente ha confidato al sodalizio, in diverse circostanze, notizie riservate inerenti ad indagini da parte degli organi di Polizia. Bruno rispetto ad altri colleghi del Commissariato di Nola, ugualmente coinvolti nella vicenda, sceglie di  difendersi attraverso il giudizio ordinario e non con riti alternativi. Lo scorso mese di febbraio la sua linea difensiva di totale estraneità ai fatti contestati, rappresentata dall’avvocato Giuseppe De Gregorio, viene premiata con l’assoluzione del Tribunale di Nola “per non aver commesso il fatto”. L’altro giorno, con il mancato appello del pubblico ministero e della Procura generale della Repubblica, la sentenza di assoluzione diventa irrevocabile e per Giuseppe Bruno è la fine di una brutta avventura e la dimostrazione della sua piena innocenza.