“Restare al Sud” funziona solo se c’è convenienza
Bene aver scelto un teatro per mettere in scena una “pièce” che non ha un autore singolo, ma collettivo: scritta da un intero Governo, il 64esimo della Repubblica, e con attore protagonista il 28esimo presidente del Consiglio Paolo Gen- tiloni. Con lui ministri, alte cariche e gran commise dello Stato. La città scelta per questa “rappresentazione inedita” è Napoli: un grande palcoscenico girevole sul quale tutti i giorni gli abitanti recitano la loro parte di insoddisfatti per come vanno le cose, a cominciare dalla perdurante disattenzione che viene da Roma (un saggio delle forti tensioni in atto si è avuto subito con la vibrata protesta di studenti e disoccupati). In cartellone l’invito a “Restare al Sud” (sapremo già dalle prime settimane post-recita, se si è trattato davvero di un’idea-progetto unita a strumenti e risorse, oppure di un’opera di incerta classificazione: buffa o tragicomica). Per ora la garanzia di una buona riuscita è la sede ospitante, il Mercadante (per oltre 200 anni specchio della storia non solo teatrale della città) insieme con il promotore-organizzatore (il quotidiano Il Mattino che conclude così i primi 125 anni dalla sua fondazione). *** LUCI E OMBRE. Teatro nazionale nel 2015, per questo fuori programma il Mercadante si è illuminato a giorno sotto l’ampio soffitto artisticamente dipinto, lungo i 4 ordini di palchi e la sala a ferro di cavallo. Nell’ex “teatro del fondo” ora si possono accogliere, ordinatamente nel rilucente sfolgorio, almeno 600 persone. Tanti, perciò, gli occhi puntati soprattutto sul Premier. A lui non sfuggono le ombre che per un giorno si addensano tutte, simbolicamente ma non virtualmente, intorno alla sua figura. Lui stesso ne ricorda una, la principale. Era al forum Ambrosetti di Cernobbio, poche settimane fa, quando rilevava che “la crisi, la più lunga e la più dura dal dopoguerra, è ormai alle spalle”, ma costretto subito dopo a riconoscere che “al Sud si registra uno scandaloso ritardo”. C’è una ripresa del lavoro però con dati molto negativi, nelle regioni meridionali, per i giovani (laureati e non ) e per le donne. La parola passa alle cifre: il Centronord recupera più di 320 mila posti di lavoro rispetto a quelli persi durante la grande crisi, il Sud va invece sotto di altre 300 mila unità. *** ATTESA FIDUCIOSA. Sul palcoscenico arrivano direttamente gli sguardi interrogativi, che invocano l’urgenza delle risposte, da parte di chi rappresenta l’area del disagio sempre più ampia (niente lavoro stabile, servizi da medioevo, vita precaria, nuovo sottosviluppo). Fresco di giornata il rapporto-denuncia della “Fondazione Di Vittorio” (porta il nome del grande leader sindacale pugliese). Nei primi sei mesi del 2017 sono 4 milioni e mezzo i meridionali al limite della sopravvivenza (sotto il Garigliano più di 2 milioni in povertà). Sono le cifre più angoscianti degli ultimi 10 anni. Ed è anche questo il decennio della “fuga dei cervelli”: oltre 200 mila, segnala la Svimez, soprattutto giovani che vanno al Nord (una volta identificato nel “magico” triangolo Torino-Milano- Genova) oppure che puntano direttamente all’estero, senza sottovalutare i 150 mila che studiano “fuori casa”. Per quanto ancora le regioni meridionali dovranno continuare a impoverirsi, o a desertificarsi, perdendo intelligenze operative, energie morali e qualificate professionalità? E’ un dissanguamento che colpisce l’intera società italiana. Non arricchisce nessuno e impoverisce tutti. *** CORSA AI RIPARI. Avvertito il pericolo, Palazzo Chigi avvia contromisure che si spera siano efficaci (e non chi sa tra quanto, ma ora) mediante la terapia dell’intervento straordinario congiunto a quello ordinario (ma meno stiracchiato di prima): una linea che deve vedere allineati Unione Europea, Governo Italiano e Amministrazioni locali. Al lavoro, da qualche tempo, il primario Gentiloni con due “Aiuti” indispensabili: i ministri dello Sviluppo economico Carlo Calenda e della Coesione nazionale (nuova veste dell’antico Ministero per il Mezzogiorno) Claudio De Vincenti. Fatte radiografie e analisi cliniche, le prime indicazioni operative vengono da patti per il Sud, zone economiche speciali, Decreto Mezzogiorno. Due, in sostanza, i progetti di sintesi: Resto al Sud e Banca delle terre incolte. Al primo si affianca la riflessione proposta dal Mattino (“Avere vent’anni al Sud: le ragioni per restare e per tornare”). Al secondo l’appello ai proprietari, pubblici e privati, dei terreni abbandonati: dateli ai giovani con capacità imprenditoriale che verranno sostenuti da un prestito d’onore. *** GLI EURO ASPETTANO. Dalla sola Europa ci sono 128 miliardi da spendere entro il 2030. Ben 6 pronti per l’uso. Il Governo italiano dispone di 1 miliardo e 300 milioni per i giovani desiderosi di mettersi alla prova, con l’obiettivo di creare 100 mila attività produttive. Per le aziende sgravi completi, e bonus doppio, se fanno assunzioni per dare lavoro e non per ricevere assistenza. Sembra anche in arrivo una “Banca per lo sviluppo del Mezzogiorno”. Che sia vicina la tanto invocata inversione di tendenza? *** UNA SFIDA DECISIVA. Alle difficoltà occorre contrapporre la visione di Rocco Scotellaro, il porta di Tricarico, alta Lucania, che scrive: Ma nei sentieri non si torna indietro./ Altre ali fuggiranno/dalle paglie della cova,/ perché lungo il perire dei tempi/l’alba è nuova, è nuova/.