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Achille Lauro, l’ultimo sindaco imprenditore

Opinionista: 

Si avvicina, ormai, l’appuntamento con le elezioni amministrative, nella nostra come in altre città. Da molti anni si attribuisce a tali elezioni un significato anche politico ma, in sostanza, ogni città ha i suoi problemi da affrontare e dovrebbe tentare di scegliere l’uomo più adatto a risolverne almeno qualcuno. È inutile nascondersi dietro un dito: la politica, com’era intesa nella Prima Repubblica, non esiste più. I partiti sono morti e non credo possano conoscere una Pasqua di resurrezione. Dc, Pci, Msi, Pli, Psi, Psdi, Pri, Pnm non esistono più. Negli ultimi venti anni la Seconda Repubblica ha cercato di sostituire i partiti con movimenti imperniati su un leader carismatico, ma l’esperimento è fallito. I protagonisti degli anni novanta sono tramontati, uno dopo l’altro. Dove sono più Bossi, Rutelli, Prodi, Veltroni, Fini, D’Alema e gli altri protagonisti degli anni a cavallo fra il secondo e il terzo millennio? L’ultimo a cadere, ferito e ricattato dai poteri forti, è stato Silvio Berlusconi. La diserzione dei suoi mercenari, da Fitto ad Alfano fino a Verdini, ha reso manifesta la debolezza di una struttura incapace di produrre un successore credibile. Alla ribalta resta soltanto petrusiniéllo Renzi, che molti, soprattutto a sinistra, ritengono una reincarnazione del cavaliere: dimenticano, però, che l'imitazione di un dramma è sempre una farsa. Come Cuperlo gli ha detto in faccia, a Renzi manca la statura del leader, anche se coltiva l’arroganza del capo. Finiti i partiti, finiti i leader, la politica è ridotta a una guerra fra bande, analoga a quella che si svolge fra le organizzazioni criminali propriamente dette ma ancor più disprezzabile per il più basso livello di rischio. La premessa era necessaria per concludere che la scelta fra i candidati sindaci non può più fondarsi su motivazioni ideologiche, ma deve limitarsi alle possibilità che ciascuno di essi ha di operare in maniera accettabile. Non abbiamo, cioè, bisogno di un politico, ammesso che ancora ne esistano, ma di un amministratore. Io non ritengo, perciò, che possano prendersi in seria considerazione candidature di bandiera, come quelle di Taglialatela e Rivellino, che mi sembrano velleitarie e di puro disturbo. Lo sfascio del Pd napoletano, culminato nelle primarie, evento di cattiva cinematografia, ha fortunatamente scongiurato il pericolo di un ritorno di Bassolino, il quale ha governato per quattro consiliature, direttamente o per interposta persona, in maniera che, se fosse possibile, ci piacerebbe dimenticare. Al suo posto corre un’allieva che nasce, al pari del maestro, funzionaria di partito, con esperienza limitata alla teoria delle pari opportunità. Ora, poiché i pentastellati hanno selezionato uno sconosciuto Brambilla che meglio avrebbe potuto rappresentarli nella capitale lombarda, non restano che de Magistris e Lettieri. A questo punto io non ho più problemi di scelta. Non votai Giggino e quindi non sono fra quei molti napoletani costretti ad imprecare “Chi m’ha cecato!”; ma i miei affezionati lettori sanno che io considero il governo (per così dire) del sindaco uscente ancor più disastroso dei suoi exploit come magistrato e come parlamentare europeo. Lettieri for ever, dunque, anche perché l’astensione sarebbe un indiretto favore a de Magistris. Conferma la bontà della mia scelta il recentissimo endorsement di una delle persone che più stimo: il decano degli architetti napoletani Gerardo Mazziotti, il quale ha deciso di dire basta alla sua usuale astensione e di votare per Lettieri. Mazziotti approva il programma di Lettieri, il quale intende, fra l’altro, dare al Napoli un nuovo stadio e trasformare il San Paolo in una struttura polisportiva di quartiere, smontando l’orribile gabbia di ferro che lo stravolge. Con l’illuminato consiglio di Gerardo, Lettieri sindaco potrebbe mettere mano ai problemi di Bagnoli, irrisolti da oltre venti anni e affrontati da Giggino solo a chiacchiere, come è sua abitudine. Io so che molti non apprezzano Lettieri e non ne ho mai compreso il perché: so che non è uomo di destra ma, come ho detto all’inizio, le etichette non sono più un problema. So che è stato, in consiglio comunale, l’unico oppositore serio. Ritengo che sia doveroso sperimentarlo, confidando nelle sue qualità imprenditoriali; l’ultimo sindaco degno di questo nome, del resto, è stato la buonanima di Achille Lauro, che era anche lui un imprenditore. Spero che metta mano alle cose spicciole più importanti, come il trasporto pubblico urbano, la pavimentazione e la sincronizzazione dei semafori e che si astenga dal propugnare stupidaggini come i progetti cari a Giggino (soprattutto piste ciclabili e barriere varie). Spero, insomma, che faccia il sindaco. Non mi aspetto miracoli. A quelli deve pensare san Gennaro.