Alcol e “rischio-teche” i giovani senza tutela
La tragicità del nostro tempo è essere esposti ai molteplici rischi di una vita convulsa, matta e vertiginosa e a tutto ciò che essa comporta. Ma spesso essa vuol dire anche cinismo, con cui si metabolizza tutto, attraverso l’assuefazione, la più grande e infame viltà odierna. Questo scriveva anni fa, con parole e concetti più nobili, un grande maestro del giornalismo, Gaetano Afeltra, originario di Amalfi e milanese di adozione, per aver vissuto una vita nella capitale della Lombardia a dirigere giornali e a formare giovani. Parole che, in questi giorni, ci sono tornate in mente nella dolente circostanza della scomparsa di uno sfortunato giovane napoletano, Nicola Marra Incisetto, finito in un burrone della Costiera amalfitana, nella notte di Pasqua, in preda a una sbornia assassina, rimediata in un locale di Positano: “Il Music on the Rocks”, il cui nome, d’ora in avanti, deve servire ad avere più memoria sulle insidie del mondo. Con tutto il rispetto per i vari commentatori, molto attenti a spiegare le cause remote e odierne del ripetersi di queste tragedie, anche stavolta abbiamo dovuto assistere alla solita liturgia dell’assuefazione, fatta di “zolfe” ripetitive da senno di poi. Più rivolte a trovare alibi e discolpe collettive e singole di fronte a vicende così tragiche che a incentivare una efficace “crociata” per stroncare il loro ripetersi, scongiurare una ecatombe infinita. Sono anni che dalle indagini dell’Oms, dell’Istituto Mondiale di Sanità, emergono dati drammatici, che stimano un decesso su quattro, nei giovani tra i 15 e i 29 anni, causato dai consumi di superalcolici e un rischio ebbrezza al volante sottovalutato addirittura nei giovani dai 14 e ai 19 anni. Ma cosa si fa di concreto per affrontare questa guerra diurna e notturna? Spiace dirlo: molto poco, nel passare dalla elencazione dei doveri al loro effettivo rispetto, grazie a un’inflessibile applicazione delle leggi. Purtroppo la prevenzione “ fa acqua” in bar, discoteche, pub, in quella sterminata rete, o peggio, trappola, del divertimento, spesso nascosta, mimetizzata sotto voci rassicuranti e cresciuta in maniera impressionante, riservandoci ogni notte conti troppo amari, per liquidarli come conseguenze della esuberanza giovanile, in discoteche divenute ormai “rischio-teche”. La verità è che, nel nostro Paese, le problematiche più urgenti, come la questione giovanile, intesa nel capire i passaggi, le crisi, i dubbi di insidiose età del malessere, si esorcizzano con fiumi di parole invece di venirne a capo con atti concreti. Nell’attesa che lo si faccia seriamente, meglio sarebbe potenziare la lotta alle “rubinetterie” dei locali cosiddetti notturni, all’alba sepolti da montagne di vuoti, bottigliette, prove inoppugnabili- ma che non preoccupano troppo “chi di dovere”- della materia prima, dell’alcol , che, ogni notte, mette a rischio la “meglio gioventù”. La gente lo sa, vede e protesta, ma tutto diventa inutile, quando la impotenza dello Stato si manifesta in frasi da triste rassegnazione: “Purtroppo mancano organici e fondi..”.