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Barbarie post-atomica e dominio della ragione

Opinionista: 

Tra i tanti titoli dedicati dai giornali in occasione del 70° anniversario del lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, ce n’è uno che mi ha colpito in modo particolare: “Quei lampi incisi per sempre nella storia” ( “l’Unità2 del 5 agosto). Non era solo il modo di fare la guerra che cambiava radicalmente, ma la storia stessa, presente e futura, dell’umanità. Coglieva il senso epocale dell’evento un grande filosofo, Karl Jaspers, che in un libro magistrale sulla bomba atomica rifletteva con grande acume sul mutato rapporto tra scienza e politica, tra ragione e dominio. Per uscire dalla barbarie atomica l’uomo post-moderno deve riattivare il dominio della ragione sulla scienza e sulla politica, e la nuova dimensione esistenziale dell’individuo. Non credo che, a settant’anni da quel terribile evento e dopo i decenni dominati dalla guerra fredda e dall’escalation degli armamenti, che il monito del filosofo abbia perso di verità e di radicalità. Anzi, diventa sempre più paradossale il fatto che, con la fine della guerra fredda, assistiamo a un crescendo di pericoli, più che al loro diminuire, con i conflitti tra potenze locali dotate di armi atomiche, specialmente nel martoriato Medio Oriente. Eppure vi furono, nei mesi e nelle settimane precedenti lo sganciamento dei terribili ordigni, voci di autorevoli scienziati che segnalavano a quali inaudite conseguenze poteva essere esposta l’umanità. Ma la decisione fu presa e da quel drammatico 6 agosto del 1945 fu una corsa inarrestabile verso l’armamento nucleare delle maggiori potenze mondiali: alla fine degli anni 40 l’Urss fece esplodere il primo ordigno sperimentale, seguita nei primi anni 50 dalla Gran Bretagna, nel 1960 dalla Francia e poi via via dalla Cina, dall’India, dal Sudafrica, dal Pakistan, da Israele, dalla Corea del Nord. Dopo gli anni della distensione e la fine dell’Urss e dunque con la progressiva riduzione delle testate nucleari (giunte all’inizio degli anni ’90 alla terrificante cifra di oltre 100.000) il numero oggi stimato è di oltre 16.000 che bastano comunque a fare del nostro pianeta un deserto. Ancora oggi (ieri per chi legge) Papa Francesco ha detto parole che dovrebbero andare diritte al cuore di coloro, governi e capi di Stato, che hanno nelle mani questa terribile potenza di male e di morte: “Orrore e repulsione per quel che avvenne 70 anni or sono. Hiroshima e Nagasaki sono il simbolo dell’enorme potere distruttivo dell’uomo, quando fa un uso distorto della scienza, della tecnica e del progresso”. E’ stato chiesto nei giorni scorsi a Sunao Tsuboi, un novantenne sopravvissuto all’olocausto atomico, se ricordare il passato possa servire a qualcosa. “Non ci sono alternative – è stata la risposta – all’esperienza, e la riconciliazione passa attraverso la sofferenza delle vittime. Noi esistiamo per questo”.