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Caso Lupi, problema per la democrazia

Opinionista: 

Negli ultimi giorni i media hanno dato ampio risalto alla vicenda conclusasi con le dimissione del ministro Lupi. A mio modesto avviso, nel modo in cui si è consumata, rischia di essere un pesante attacco alle istituzioni democratiche. Pur condividendo il contenuto delle legge Severino (che forse necessita di qualche integrazione) sono assolutamente contrario ad ogni forma di giustizialismo di piazza o mediatico. E sono anche assolutamente contrario al fatto che il destino di un rappresentante dello Stato (in questo caso un ministro) sia deciso sulla base di alcune trascrizioni di stralci di intercettazioni telefoniche (ripeto di stralci) senza che sia stato emesso, da parte della magistratura, neanche un avviso di garanzia o a valle di una approfondita indagine tesa ad accertare sia la veridicità delle trascrizioni e dei loro contenuti, che il contesto reale e completo in cui alcune frasi sono state dette. Personalmente non so e non sono in grado di esprimere alcun giudizio sulle responsabilità dell’ex ministro Lupi. E per quanto vengano sparate dichiarazioni altisonanti, nessuno oggi è in grado di esprimere un verdetto di qualsiasi genere. Trovo, come cittadino, allucinante, antidemocratico e scandaloso che un ministro venga costretto alle dimissioni sulla base di alcuni stralci di intercettazioni, anche se alcune di queste lo vedono direttamente coinvolto e non solo chiamato in causa. Una conversazione va valutata nella sua interezza e non si possono mai esprimere giudizi su lacune frasi stralciate dal loro contesto. Se riflettiamo sul nostro modo di parlare, allora qualsiasi, e ripeto, qualsiasi essere umano deve sicuramente essere condannato per qualche frase detta che, stralciata dal contesto, sicuramente porta ad ipotesi di reato di tutti i tipi. Mi sembra di essere in presenza più di una trappola politica che di un desiderio di moralizzazione. Quando i padri della Costituzione introdussero l’immunità per molte cariche, furono guidati proprio dall’idea di evitare che potesse bastare una qualsiasi condanna, anche minimale, per minare le istituzioni. Noi, ovviamente, siamo stati più bravi. Riusciamo a minare le istituzioni solo con qualche intercettazione dimenticando forse di qualche problema legale sulle intercettazioni di membri del governo. Potenza della tecnologia. È indubbio che se Lupi ha sbagliato, deve pagare l’intero conto senza sconti di nessun tipo ma, ripeto, trovo profondamente antidemocratico e fortemente pericoloso per le istituzioni le modalità che hanno portato alle sue dimissioni insieme ai cori di condanna basati, al momento attuale, sul puro nulla. Che il contenuto di quelle intercettazioni e tutti i relativi risvolti debbano essere oggetto di accurate indagini è assolutamente imperativo. Se poi si confronta questa vicenda con quella dei candidati alla Presidenza della Regione Campania in cui, uno di loro, qualora venisse eletto, non potrebbe insediarsi a causa di una condanna di primo grado, un cittadino resta allibito. Si accetta la candidatura di un condannato (sia pure solo in primo grado, ma in questo caso, a torto o ragione, un giudice ha emesso un verdetto a valle di un regolare procedimento istruttorio) e si chiedono le dimissioni di un ministro sulla base di stralci di intercettazioni telefoniche. Bah!