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Come cambiano gli Usa nell’era del populismo

Opinionista: 

La domanda che da più parti ricorre – e me la pongo anch’io – è se l’era Trump aprirà una mutazione radicale della tradizione democratica americana. Fin qui, almeno apparentemente, le forme sembrano riconfermare un copione, quello del passaggio di consegne, svoltosi secondo un programma che ha retto all’avvicendarsi dei 44 presidenti della storia degli Usa. La questione che ora si apre, senza che nessuno abbia la certezza della sua soluzione, è se la democrazia americana riuscirà a trovare in sé stessa gli anticorpi per fronteggiare quella che sin dalle prime battute sembra essere la rotta del nuovo presidente: una ulteriore versione del populismo che aggiunge alla sua natura di forza antipolitica e antisistema una forte connotazione nazionalistica, come è facile vedere dagli slogan gridati nel discorso di insediamento: “l’America prima di ogni cosa” (slogan che fu caro alle destre americane contrarie all’intervento in guerra degli Usa contro i nazisti) e “rendere di nuovo l’America grande”. A ciò si aggiunga il durissimo attacco alla politica e alle sue istituzioni: “Non stiamo solamente trasferendo il potere da un’amministrazione a un’altra. Stiamo trasferendo il potere da Washington e lo stiamo restituendo a voi, il popolo”. E ancora, rinfocolando la polemica contro la politica e i politici, l’accusa a questi ultimi, senza distinzioni, di prosperare sulle spalle del popolo, il che detto da un ultramiliardario con pochi scrupoli, fa un po’ ridere. Non si tratta, come qualcuno vuole credere, edulcorando il giudizio verso Trump, di innocui atteggiamenti propagandistici, ma di un ben deciso indirizzo di politica economica pesantemente protezionistico affidato a inquietanti slogan: compriamo americano, assumiamo americano. Le prime dichiarazioni di alcuni suoi ministri lasciano interdetti per la rozzezza e insipienza: la responsabile dell’istruzione Betsy DeVos ha dichiarato che bisogna dare all’istruzione privata gli stessi finanziamenti previsti per quella pubblica e statale; il ministro dell’ambiente ha detto testualmente che il cambiamento climatico non è una maledizione; il ministro per i problemi sociali ha avuto l’ardire di affermare che la povertà è innanzitutto una questione di scelte personali. C’è da augurarsi che il consolidato sistema di poteri e contropoteri della democrazia americana sia in grado di reggere gli urti di questo populismo rozzo e suscitatore dei peggiori istinti egoistici e autarchici. Ma le premesse non sembrano beneauguranti. Trump ha già mantenuto la prima promessa elettorale: la demolizione della riforma dell’assistenza sanitaria fortemente voluta da Obama e ora venti milioni di persone sono espulse dai benefici del Welfare, solo al fine di eliminare i tagli delle tasse sui redditi più alti. Se il nuovo inquilino della Casa Bianca procede alla realizzazione degli altri punti chiave della sua campagna elettorale – espellere milioni e milioni di immigrati non in regola, costruire un muro alla frontiera col Messico, bloccare gli investimenti produttivi delle nazioni europee negli Usa, spostare l’influenza e le decisioni della Corte Suprema tutte a favore della Presidenza, conquistare e allargare con le elezioni di medio termine la maggioranza repubblicana sia al Senato che al Congresso – fosche prospettive si apriranno per la salute e la solidità delle stesse secolari tradizioni democratiche degli Stati Uniti. A tutto questo si aggiunga il fatto che lo strapotere di Trump e del partito repubblicano è enormemente favorito dalla debolezza dei democratici, usciti malissimo dal voto e incapaci di proporre una leadership convincente e vincente e insieme un programma vero di politica economica e sociale che è il terreno sul quale ha fallito Obama – classi medie e classe lavoratrice gli hanno voltato le spalle cedendo alle lusinghe di Trump - e che Bernie Sanders non ha potuto realizzare. Sta nelle loro mani una ripresa del conflitto politico sano e democratico per fronteggiare il nuovo populismo “trumpiano” o in quelle di una nuova classe dirigente della quale purtroppo non si vede ancora la nascita? Sono risposte che solo col tempo potranno venire.