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Comunismo, capitalismo e voglia di autonomia

Opinionista: 

Di questi tempi di costante mediocrità, “conviene” rifugiarsi in momenti grandi che accadono nel mondo. Così mi piace osservare quello che avviene in Cina. A prescindere da mille altre considerazioni sulle libertà negate, su quelle represse, sui salari irrisori, ma comunque sufficienti ad assicurare vita dignitosa in un contesto in cui scuola, sanità e trasporti funzionano. Epperò il fenomeno che si osserva è grandioso: un mix poderoso fra comunismo e capitalismo, tenuto insieme dal “Pensiero di Xi Jnping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era”. Un grande leader Xi, il cui “pensiero” è stato inserito, all’unanimità, fra le linee guida nella Costituzione del Partito comunista. Questo ha deciso l’undicesimo Congresso, come era accaduto solo a Mao in vita, e poi a Deng Xioping, post mortem. La Cina: un “affresco” sempre più stupefacente, fra gli “splendori” capitalistici, ed occidentali, di Shanghai, che gronda di modernità ed innovazione, con risorse ingenti, che consentono alla Cina di “possedere” tanto del debito dei Paesi più importanti a cominciare dagli Stati Uniti d’America. Per non dire dei grandi “colpi di teatro” del capitalismo cinese come l’acquisto di grandi società di calcio, l’Inter e il Milan, autentici simboli di una grande “capitale” come Milano. Fra i più famosi del calcio mondiale. Devo dire: sono ammirato da tutto questo che si realizza all’ombra della Muraglia Cinese, che resta il simbolo identitario di quel grande Popolo, che affascinò, già Marco Polo. E non solo. Pietro Nenni fu il il primo leader occidentale a cogliere l’importanza della Cina nel contesto mondiale e si batté con successo perché fosse accolta nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu al posto dell’insignificante Isola di Formosa, che gli americani contrabbandarono per Cina, guidata allora da Chiang Kai-shek. Il suo impegno da ministro degli Esteri e da vice presidente del Consiglio fu costante e tenace. Fino alla vittoria. Nel 1971 visitò la Cina e fu accolto trionfalmente. I Cinesi ricordavano. Pietro Nenni aveva conosciuto personalmente, così come solo Giancarlo Pajetta in Italia, Mao Zedong. Ne era rimasto affascinato. E quando il Grande Timoniere morì, in una sua lettera del settembre ‘76, che, insieme alle altre, conservo gelosamente, da antico rivoluzionario commentò con tristezza: “Mao ci conciliava con la vita”. Ora, anche per merito di Pietro Nenni, la Cina siede da protagonista nel consesso internazionale delle grandi potenze politiche ed economiche. Certo, se puntasse a conciliare, come ha già fatto, con capitalismo e comunismo anche le libertà, allora dovremmo tutti ambire ad “imitare” quel grande Paese. Dove forse non sarebbero tollerati i tifosi della Lazio ed il loro presidente: andrebbe radiato, quanto meno, da tutti gli incarichi federali. Tanta la vergogna che suscita. AUTONOMIA. Il referendum, che ha riguardato la Lombardia ed il Veneto, lo leggo come un caso utile di vivacità istituzionale. Sicuramente una buona manifestazione di democrazia, con larga partecipazione, soprattutto in Veneto. Gli esperti daranno la loro interpretazione sulla qualità dei partecipanti al voto. Sicuramente di meno in Lombardia, ed ancora meno a Milano. Ma in Inghilterra la Brexit alla fine non l’hanno decisa gli elettori di Londra, bensì quelli del… contado e delle città più piccole. Come che sia questo referendum ha avuto il merito di rimettere in moto il dibattito istituzionale sul ruolo delle Regioni: fino a ieri ritenute dei carrozzoni ed ora invece “diventate” soggetti possibili di ulteriori poteri, più numerosi e più importanti di quelli esercitati ora. Non sempre con successo ed efficienza, a prescindere dalle Regioni “virtuose”, che esistono anche al Sud. Il problema resta sempre lo stesso: i cittadini come staranno a seguito delle altre funzioni, di nuovi poteri alle Regioni?! I servizi saranno più efficienti e produttivi?! La gente sentirà più vicine le Regioni e le altre Istituzioni locali?! Si dice, e non si è lontani dal vero, che la battaglia sarà tutta sui “soldi”. Ma il problema più vero è la qualità della spesa, proprio per consentire una diversa, e più civile, qualità della vita ai cittadini. Vedremo quanto ci sarà di strumentale nella battaglia che si annuncia. Intanto pare che le Regioni del Mezzogiorno, salvo il duro ed efficace “rivendicazionismo” di De Luca e la saccenza spocchiosa di Emiliano, siano state quasi colte di sorpresa dall’esito, parlo delle percentuali di affluenza, del Referendum ed ancora non sappiano come atteggiarsi: se proporre anche loro un referendum “autonomista” o se spostare più “avanti” il ragionamento, riprendendo a parlare di “macroregioni”. E magari anche della funzione delle Provincie e di una diversa qualità del governo delle Aree Metropolitane. Certo va riconosciuta la primazia di queste tematiche al Nord, di cui alla “prima” Lega. Quella del rozzo, ed intelligente, Umberto Bossi. A quel messaggio dirompente diede dignità culturale Gianfranco Miglio, autentico “scienziato” della Politica, che fu mio Preside della Facoltà di Scienze Politiche all’Università Cattolica e mio docente di Storia delle Dottrine Politiche. Vedremo intanto se l’esito delle elezioni, con il sistema elettorale appena approvato, non provocherà, anche al Sud, un susseguirsi di spinte e controspinte. La vivacità è assicurata. E non è poco di questi tempi. Mi auguro che, anche da noi, ci siano protagonisti e leader all’altezza. Ma certamente non corriamo il pericolo, che si annuncia tragico, che ora riguarda la Spagna e la Catalogna