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El Pibe al San Carlo: ecco i veri responsabili

Opinionista: 

Io sto con Roberto De Simone e con Francesco Canessa, l’ultimo sovrintendente classico stile ‘900 del Teatro di San Carlo. Prima di pronunciarsi sulla questione della celebrazione del mito di Diego Armando Maradona al Massimo di Napoli, è opportuno, se non indispensabile, premettere che nessuno, compreso Canessa ed il sottoscritto, nega l’importanza che il mito del Pibe de Oro abbia avuto per la città, travalicando anche i confini del calcio per diventare fenomeno sociale come un elemento costitutivo dell’orgoglio di appartenenza comunitaria. Non c’è alcun dubbio che Dieguito sia entrato nella costellazione delle stelle fisse dei personaggi che l’immaginazione popolare identifica nel “genio” partenopeo. Dunque il punto non è nella celebrazione, ma nella scelta del luogo. Infatti, in maniera speculare, nessuno può negare la assoluta estraneità della manifestazione rispetto alla essenza del Teatro da tutti definito e percepito come Tempio della Musica e del “bel canto”. Il San Carlo come la Scala o il Bolscioi o l’Operà di Parigi, non può essere ridotto a mera “sala di spettacolo”, o peggio ancora a mero contenitore di eventi che nulla hanno a che fare con le nove Muse, o con gli artisti e poeti che Apollo e Minerva incontrano nello splendido affresco del soffitto. Cosicché non è accettabile una deriva relativista che abbatte ogni regola o limite in nome di una falsa modernità che preferisce invadere (profanare) gli altrui templi piuttosto che esaltare i propri. Poiché non mancavano siti più idonei, coerenti ed ancor più spaziosi per festeggiare i fasti del Campione, non si capisce quale sia la ratio della scelta se non nella pretesa di imporre, con la forza del denaro, una supremazia che travolge ogni protezione di diversità culturale. Così non è condivisibile l’argomento della necessità di far cassa comunque senza alcuna discriminante culturale. Con questo argomento si finirebbe con il proporre di salvare le casse del teatro privatizzandolo e facendolo gestire da qualche multinazionale per lucrarne il massimo profitto! Ma la riflessione aggiuntiva è che ci sono chiare responsabilità politiche finora non evidenziate. Come è possibile che ciò accada con un Consiglio di indirizzo dove c’è il fior fiore dei rappresentanti di Comune, Regione e Ministero? Delle due l’una, o tali eventi sono autorizzati da un regolamento interno del Teatro, varato dal CdI, oppure nessuno ha mai pensato ad introdurre una norma che li impedisse a salvaguardia della Storia e della ragion d’essere stessa del San Carlo. In entrambi i casi sia de Magistris che De Luca, più che la sovrintendente, sono i veri responsabili di questa deriva relativista che ci regalerà un palleggio sul palcoscenico del San Carlo.