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Governo, per fortuna che Mattarella c’è

Opinionista: 

Anche i più accaniti sostenitori del duo Salvini-Di Maio non potranno non riconoscere che la loro “presa di potere” rappresenta, se non un salto nel buio (quale noi - detto in tutta franchezza e augurandoci di sbagliare - lo riteniamo) quanto meno un'avventura gravida di rischi. A prescindere dal "caso Conte" e dal curriculum taroccato del presidente del Consiglio in pectore che ha occupato, per molte ore, le cronache politiche e dai dubbi sulla composizione della squadra di governo messa a punto dai leader dei Cinquestelle e della Lega, sono almeno tre gli interrogativi che questa "avventura" propone. Prendendo a prestito il titolo di un vecchio film di Ettore Scola, non possiamo fare a meno di chiederci se i nostri "eroi" riusciranno a mantenere l'Italia nell'ambito europeo, a far sì che l'economia non precipiti nella voragine di un irreparabile disastro, a evitare che vengano alterati i connotati della nostra democrazia parlamentare. Sono dubbi angosciosi ed angoscianti che chiunque abbia un minimo di buonsenso e abbia a cuore le sorti dell'Italia non può non porsi, non foss'altro in considerazione del fatto che, priva di ogni esperienza di governo, l'accoppiata Lega-Cinquestelle rappresenta un inedito assoluto. Quel che, nel dubbio e nella preoccupazione per quanto potrà accadere, ci conforta è la presenza, al Quirinale, di Sergio Mattarella. Scusandoci con i lettori per questo riferimento di carattere personale (al quale, secondo l'etichetta giornalistica, non bisognerebbe mai lasciarsi andare), dobbiamo fare una confessione. Quando Mattarella fu eletto alla presidenza della Repubblica, nutrimmo qualche perplessità sulla sua "tenuta". L'uomo è di notevole livello e lo sapevamo. Ma ci sembrò che il suo carattere non fosse completamente attrezzato per fronteggiare le difficoltà di un sistema politico in crisi. Ci sbagliavamo e facciamo per questo pubblica ammenda. Mattarella ha sin qui affrontato in modo esemplare, avendo a che fare con interlocutori tutt'altro che facili, l'emergenza del postvoto. Alle prese con una coalizione (quella di leghisti e pentastellati) a dir poco bizzarra e certamente all'oscuro di come si governi un paese, il capo dello Stato - e lo ha detto esplicitamente - ha dimostrato di non voler esercitare il proprio mandato in modo prettamente notarile. Ha posto ai suoi interlocutori una serie di "paletti", lasciando chiaramente intendere che controllerà con grande attenzione il mantenimento dei vincoli europei, l’osservanza dei parametri economici, il rispetto delle regole democratiche. E ha detto senza infingimenti a Di Maio e a Salvini che non credano di poter esercitare, dietro le quinte, il ruolo dei burattinai facendo del professor Conte un "uomo immagine" da pilotare a proprio piacimento. Il presidente del Consiglio, infatti, non può essere l'acritico esecutore delle loro decisioni, ma - stante quanto prevede l'articolo 95 della Costituzione - "dirige la politica generale del governo e ne è responsabile; mantiene l'unità di indirizzo politico e amministrativo, promuovendo e coordinando l'attività dei ministri". Insomma, se Salvini e Di Maio pensano di poter insediare a Palazzo Chigi uno "yes man" da pilotare a loro piacimento, faranno bene a toglierselo dalla testa poiché Mattarella starà lì a controllare, da autentico convitato di pietra, che ciò non avvenga. E allora, nella preoccupazione che potrà comportare il nuovo corso della politica italiana, può essere di conforto sapere che, al Quirinale, c'è un inquilino vigile e affidabile.