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Grazie per quello che ci hai dato

Opinionista: 

Il cuore batte all’impazzata e i palpiti sono infiniti nella notizia tremenda che mi rende incredula. Si è scatenato un dolore ossessivo, forte, selvaggio che mi chiude la mente mentre le domande si moltiplicano e gli interrogativi sono senza risposta. Sono quei momenti della vita che non dovrebbero mai arrivare e non c’è forza, religione, ragionamento che può attenuare questa perdita in una condizione che aggredisce e squassa, prendendo ogni nervo, togliendo ogni forza, battendo all’impazzata. Sembra un’ingiustizia. Luca era una parte importante della mia vita. Ci legava un’amicizia tenera e leggera, rispettosa e sorridente, con la condivisione di tanti passaggi della sua vita, fin da quando, poco più di un bambino, esordì in “Peppeniello”. Di lui ho seguito tutto: dalla passione per la pesca all’isola del padre al debutto in teatro con Eduardo fino a quello a Roma della sua compagnia con “La donna è mobile”. E poi tutti gli spettacoli, tutti, alcune volte, per la benevolenza di Luca, da me seguiti anche nelle prove. Nel 1979, proprio all’isola, con il piccolo Matteo che giocherellava intorno a noi, vincendo la sua naturale ritrosia, lo avevo intervistato per la prima volta scoprendo ancora di più quel suo modo di essere così naturale, semplice e concreto. Avevo ascoltato le parole di suo padre che, con amore silenzioso, mi aveva sottolineato l’amore per Luca e quanto avrebbe dichiarato con parole indimenticabili nel discorso- testamento di Taormina. Conoscevo sua madre Tea, le donne amate e le scelte di lavoro, fin da piccoli ho visto Matteo, Tommaso e Luisella, e le loro mamme Anna Maria e Paola, fino al suo grande amore Carolina, la moglie amata, la compagna di vita e di lavoro che da venti anni gli è stata sempre accanto. Un’intesa che ho visto nascere e crescere nella condivisione del teatro, delle scelte, dei viaggi e non ultima per il loro rifugio in campagna, -tanto amato-, dove amavano passare il tempo libero anche per fare l’olio e il miele. Come, con l’entusiasmo di un ragazzo, mi ha raccontato soltanto tre settimane fa prima di andare in scena. Sembra impossibile, -è passato poco più di un mese dalla prima di “Non ti pago” al Teatro Augusteo-, ma, per la prima volta nel corso di una vita, ero stata assente. Glielo avevo detto e ridetto quando era stato a Napoli per i provini al Teatro Mercadante o nel corso delle nostre telefonate… La testa batte altrove mentre torna ai giorni recenti che abbiamo condiviso. Perché il 22 ottobre, due giorni dopo la prima, mentre ero ad Atene, il telefono aveva squillato. Era Luca che teneramente mi rimbrottava dicendo. “Ma, Giuliana, che hai fatto? Non sei venuta alla mia prima?”. Ed io a ricordargli che lo sapeva, che glielo avevo detto più volte, che mi trovavo lontana e ne avevamo parlato più volte… E con quella capacità di comprendere e accettare, dirmi: “Hai ragione, sì, me l’avevi detto. Ti aspetto”. Fu così che, appena rientrata, corsi all’Augusteo per lo spettacolo. In camerino Carolina disse che Luca era un po’ stanco, che si sentiva affaticato, e anche parlò del mal di schiena e di una certa stanchezza. Tutto sembrò più che comprensibile: c’era stato il debutto due giorni prima, le responsabilità della compagnia, l’inizio della stagione... Ma Luca, quello di- sempre, in scena con Carolina, era stato perfetto riscuotendo il solito consenso e tanti applausi. Ritornai ancora a vederlo e andammo a cena insieme: affettuoso, narrativo, gentile. Purtroppo soltanto due giorni dopo, con il rientro a Roma, si è scatenato tutto con il ricovero in clinica e poi il ritorno a casa. Da quel giorno sono passate tre settimane per arrivare allo strazio inaudito di oggi. Un dolore senza fine, una lacerazione che tocca ogni palpito, una perdita che priva Carolina, i figli, la famiglia amata, la sua compagnia, il teatro tutto di un uomo speciale, un attore e un regista che ha sempre vissuto con coerenza, serietà e dignità. Avrei voluto il silenzio del pensiero invece che dover inseguire parole segnate dal pianto, con la disperazione e gli interrogativi che non potranno mai restituire quanto mezz’ora fa ho perso. Abbiamo perso in tanti di noi. Perché, in certi dolori, che vanno oltre la umana capacità di accettazione, c’è un sorta di violenza che i ricordi, i sentimenti, le frasi, le centinaia di fotografie che segnano i miei libri e la mia casa, le parole accorate di ieri di Carolina, non riescono a pacificare né a rendere accettabile il dolore. Senza tempo, senza parole, in maniera disumana perchè rapida, tutto si è consumato in pochi giorni, con l’inaccettabile corsa verso un destino crudele. Ciao Luca, grande amico del mio cuore, voce che da lontano, nei momenti più impensati, mi arrivava per affettuosità leggere e piene di pudore, ricordi su ricordi, condivisioni e confidenze segnate da quella tua ironia leggera e così cauta che scivolava su tutto. Come abbiamo fatto più volte ti abbraccio forte con Carolina, Matteo, Tommaso e Luisella, e ti ringrazio per le cose belle che hai fatto per tutti noi.