Il “fermo” di Abete e i ceffoni in libertà
La vicenda del “fermo” di Luca Abete ha indignato quella parte predominante di popolazione che lo segue sul giornale satirico che lo ha tra i principali protagonisti. L’altra parte, costituita dai cittadini e residenti che lo odiano che lo odiano per i suoi interventi, avrà goduto delle botte che gli sono piovute sul collo; così come avrà gioito la componente più che rappresentativa delle istituzioni che “Striscia la Notizia” mette, con giusta ragione, e documentando, sul porco. Quello che, di contro, sembra, almeno ad oggi, essere sfuggito a commentatori e pubblico, non è il numero di ceffoni o di pizzichi che si sono contati nella vicenda di Abete, ma il fatto, ricorrente e consolidato, costituito dalle Forze di Pubblica sicurezza che appaiono inflessibili ed interventiste con i cittadini a modo ed indulgenti e possibiliste con i banditi; soprattutto, con quella tipologia i cui illeciti è complesso perseguire per gli inceppi burocratici richiesti da leggi, circolari e regolamenti favorevoli a chi delinque. Altra cosa di difficile digeribilità per il pubblico, è costituita dalla assoluta mancanza di professionalità dei funzionari, dirigenti e poliziotti coinvolti nella bagarre di Avellino. Come è possibile che in Questura si lasci al fermato la possibilità di registrare conversazioni così imbarazzanti per i rappresentanti della sicurezza interna della Nazione? Come è possibile che si argini con la violenza un giornalista a cui dobbiamo tutti molto per le sue denunce su fatti che sono, in genere, sotto gli occhi di chi doveva perseguirli ed ha omesso (reato grave) di intervenire? Come si può verificare che un reporter noto e benemerito che denuncia gravi carenze logistiche del Ministero che si occupa della Pubblica Istruzione (vedi crolli seriali di soffitti) venga malmenato, mentre il ministro dichiara, di fronte agli stessi dirigenti della Pubblica sicurezza, l’esatto contrario di quello che tutti constatiamo e che riguarda milioni di piccoli italiani affidati alle cure dello Stato? E poi, chi di noi cittadini perbene ha mai avuto la soddisfazione, a parte i casi eclatanti che sono oggetto di interventi della stampa e dei processi, di vedere sollevato d’impeto un falso questuante, un immigrato che spaccia droga, uno scippatore italiano, e trascinato sulla vettura di servizio imprecando come uno scaricatore di porto imbestialito perché il carico gli è caduto sull’alluce o su un testicolo?