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Il fascismo-comunista e i boys di Casa Pound

Opinionista: 

Non c’è oggi nel mondo un solo paese fascista. Anche se certi imbecilli considerano “fascista” qualunque paese in cui sono negati i diritti civili. Esistono invece e condizionano la vita di alcuni miliardi di uomini cinque paesi comunisti. La Corea del Nord, la Cina, il Vietnam, lo Zimbabwe e Cuba, nei quali sono calpestati i diritti civili e sono negate le libertà democratiche di pensiero, di parola e di associazione. Ciònondimeno proprio i comunisti di casa nostra e i loro giornali gridano al pericolo fascista perché i ragazzi di Casa Pound sostengono le battaglie contro questa unione europea, l’euro, la politica dell’austerità e del rigore, l’immigrazione senza se e senza ma. Perciò mi pare opportuno dare qualche informazione essenziale sul loro ispiratore. Ezra Weston Loomis Pound nacque il 30 ottobre 1885 ad Hailey, capoluogo della Contea di Blaine nell’Idaho, e morì a Venezia il 1º novembre 1972. Fu poeta, saggista e uno dei protagonisti del “modernismo delle arti “ di inizio secolo 20°. Pochi sanno che tradusse in inglese la poesia “ Il canto del fiume” del poeta cinese Mei Sheng del II secolo d.C. E pochissimi quelli che conoscono i versi che dedicò a Venezia: “O Dio, quale grande bontà / abbiamo compiuto in passato / e scordata, / da donare a noi questa meraviglia / o Dio delle acque?/ O Dio della notte, / quale grande dolore ci attende,/ da compensarci così/ innanzi tempo?” Assieme a Thomas Stearns Eliot fu la forza trainante di molti movimenti artistici rivoluzionari, che prediligevano una netta corrispondenza tra la musicalità del verso e lo stato d'animo che esprimeva. Viaggiò per mezza Europa ma passò la maggior parte della sua vita in Italia. Durante gli anni ’30 espresse la sua ammirazione per Mussolini e il 30 gennaio del 1933 riuscì a farsi ricevere a palazzo Venezia. In quell'occasione Pound regalò al Duce una copia dei suoi famosi “Cantos “ e illustrò al capo del fascismo alcune proposte in materia economica. E pronunciò la famosa frase: “Sono in grado di non far pagare alcuna tassa agli italiani”. Ma, non avendo alcuna fiducia nelle teorie economiche del poeta americano, il Duce non le adottò. Nel 1935 pubblicò il libro “Jefferson e Mussolini”, in cui dava un'interpretazione “liberale” del dittatore italiano, paragonato al terzo presidente degli Stati Uniti. Sosteneva che Mussolini era “l'erede della politica agraria e populista di Jefferson”, appoggiò il regime fascista fino alla caduta della Repubblica di Salò. Catturato dai partigiani venne consegnato alle forze armate degli Stati Uniti, dove fu sottoposto a un processo per tradimento. Dichiarato “ mentalmente instabile”( un americano fascista non poteva che essere “un pazzo”), fu detenuto per tredici anni in un manicomio. Ernest Hemingway, che fu suo ammiratore, fu tra i pochi che lo difesero. Liberato nel 1958 tornò in Italia, dove trascorse i suoi ultimi anni. Benché avesse preso poi le distanze dalla Germania nazista quando venne a conoscenza dello sterminio degli ebrei nei lager (per lo stesso motivo si pentì di essere stato un ammiratore di Hitler il grande regista svedese Ingmar Bergman), gli accademici di Stoccolma si rifiutarono di assegnargli il Premio Nobel per la letteratura del 1959. Lo assegnarono a Salvatore Quasimodo a dispetto dei suoi ventennali trascorsi fascisti, emendati dalla partecipazione alla Resistenza e dalla iscrizione al Pci. Lo assegnarono nel 1997 anche a Dario Fo nonostante la sua militanza nei paracadutisti della Repubblica di Salò, che il Pci gli perdonò. Secondo Pound: “Il primo atto del Fascismo è stato salvare l'Italia da gente troppo stupida per saper governare, voglio dire dai comunisti senza Lenin. Il secondo è stato di liberarla dai parlamentari e da gruppi politicamente senza morale. Quanto all'etica finanziaria, direi che dall'essere un paese dove tutto era in vendita, Mussolini in dieci anni ha trasformato l'Italia in un paese dove sarebbe pericoloso tentare di comperare il governo”. Giudicava tutti gli altri statisti di quegli anni alla stregua di “mere canaglie”.