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Il futuro del sindaco e quel sabato bestiale

Opinionista: 

Non sappiamo chi è il guru, lo “spin doctor”, che detta le “mosse” del sindaco de Magistris. Secondo alcuni è il sinedrio di Dema, il suo pensatoio. Se così fosse, stavolta, ha davvero toppato e di grosso. Non bastava il casino causato sabato scorso a Napoli dall’imperdonabile condotta del sindaco contro il leader di un partito, un cittadino come tanti altri, colpevole solo di non pensarla come lui. Ma il colmo, poche ore dopo, è stato rispondere alla sfida di un contraddittorio chiesto da Salvini, con l’annuncio che si potrebbe tenere solo, fra tre anni, quando de Magistris si tufferà nell’agone nazionale. Come se non lo fosse già, visto quel che dice e quel che combina da tempo da non passare inosservato nel Paese. La verità è che, mentre è ancora vivo e preoccupato il dibattito sugli inqualificabili atti di violenza registrati nella protesta antiSalvini, non sono ancora venute sulla vicenda le risposte chiare e rassicuranti che la gente di buonsenso si attendeva. Ma solo balbettamenti e improbabili alibi. Chi amministra una città con responsabilità non può presumere di sorvolare su una pagina non bella della sua storia democratica, facendo finta che nulla sia accaduto e che domani è un altro giorno, in vista, tra pochi anni, del grande debutto dell’antagonismo sudista, di cui già si segnalano negative “prove d’orchestra”. Bisognava interrogarsi a lungo sul tema della democrazia partecipativa, ferita a Napoli da ore di follia, e non lo si è fatto. Detto questo, considerato però che il sindaco ha tenuto a svelarci gli orizzonti del suo futuro - per altro già noti - è il tempo anche di dirgli che se le sue credenziali future si alimentano del pensiero, che ha fatto vivere a Fuorigrotta un sabato bestiale, è meglio che il Nostro, quando lascerà, si prepari a occuparsi d’altro. Noi abbiamo rispetto di tutti i movimenti, anche dei più vivaci, a un patto che le parole d’ordine siano “tolleranza e non violenza”. Diffidiamo invece di chi le calpesta, sapendo che, in casi del genere, il fallimento è duplice: politico e umano. Nessuno più dubita che l’avanzante cannibalismo della globalizzazione ci impone di rivedere tante cose, che parevano acquisite, di certo la forza che potrà risollevare le sorti del mondo non sarà la violenza ma la ragione. Non lo diciamo noi, lo dicono fior di pensatori, secondo cui: “I movimenti debbono uscire dal feroce ingorgo di fissazioni, pregiudizi e sospetti. E si debbono convincere o a criticare o a combattere la brutta politica, asservita al capitalismo finanziario e parassita, proponendo non slogan e mottetti ma una nuova idea di politica - cioè di condizionamento e di indirizzo della finanza e di rispetto delle regole non di mercato ma della democrazia - o diversamente, così come sono nati, sono destinati a perire”. De Magistris provi a riflettere, liberandosi di pericolose compagnie che, più che spianare il suo futuro cammino, lo complicano. Anzi lo compromettono.