Il groviglio della colmata
Quando ho letto l’ordinanza del 3 dicembre 2013, con la quale il sindaco Luigi de Magistris ha ingiunto all’Iritecna di rimuovere la colmata di Bagnoli, gli scrissi che il principio secondo cui “chi inquina paga”, era stato rispettato dall’Iri. Tant’è che, ai sensi dell’art.1 della legge n° 582 del 18 novembre 1996 (consiglio di rileggerla al sindaco e a suoi collaboratori ), aveva affidato questo compito alla Bagnoli SpA con una dotazione di 320 miliardi di lire, che arrivarono a 400 miliardi con la vendita di alcuni impianti. Con queste risorse la società avrebbe dovuto bonificare i suoli e demolire tutti i capannoni dismessi dall’Ilva (tutti, compresi i rottami arrugginiti che negli anni successivi furono definiti “siti di archeologia industriale” da riutilizzare) e, inoltre, rimuovere la colmata. Dopo 6 anni si constatò che la Bagnoli SpA aveva fatto ben poco, nel senso che non tutti i capannoni erano stati demoliti, che la bonifica dei suoli era all’anno zero e che la colmata non era stata rimossa. Perciò il 22 aprile 2002 la Regione Campania, il Comune e la Provincia di Napoli sciolsero la Bagnoli SpA e diedero vita alla BagnoliFutura. Ma né la Regione, né il Comune, né la Provincia chiesero alla società Iri la rendicontazione dei 400 miliardi di lire. E fu un errore madornale. È molto probabile che abbiano pensato di risolvere tutti i problemi di Bagnoli con la Coppa America, la cui assegnazione era contesa da Napoli e da Valencia. Su questa vicenda ho scritto “Bagnoli, cronaca di un fallimento annunciato”, edito da Denaro Libri nel luglio 2003, nel quale ho denunciato lo spreco di centinaia di milioni di euro (nessuno si è premurato di precisarne il numero esatto) per ottenere l’assegnazione delle regate veliche anzicchè impiegarli per la bonifica dei suoli e per la rimozione della colmata e la contemporanea bonifica dei fondali marini. Sorvolo sugli Accordi di Programma del 2003 e del 2007, ben noti al sindaco de Magistris, con i quali Comune, Regione, Provincia, BagnoliFutura, Autorità Portuale e ministero dell’Ambiente si impegnavano a rimuovere la colmata di Bagnoli. Non solo il sindaco non si è battuto perché venisse rispettato l’AdPQ del 22 dicembre 2007, che assegnava a Bagnoli 300 milioni di euro per bonificare i suoli e per rimuovere la colmata ma ha fatto di peggio: non ha mai contestato i tantissimi “conservatori” schierati contro la rimozione della colmata (a cominciare dal presidente della BagnoliFutura Omero Ambrogi per finire all’attuale ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, messi in posti più grandi di loro). Ricordo che il sindaco de Magistris dichiarò al Corriere del Mezzogiorno del 19 aprile 2003: “Presto sarà avviata con il Provveditorato delle opere pubbliche la gara per la rimozione della colmata, utilizzando i 50 milioni di euro già disponibili”. Ma otto mesi dopo firmò l’ordinanza del 3 dicembre. Una ordinanza che il Tar Campania ha annullato l’altro giorno. E trovo stupefacente l’ostinazione del sindaco di ricorrere al Consiglio di Stato in un braccio di ferro con l’Iritecna che il 15 gennaio scorso ha citato in giudizio il comune di Napoli per ottenere il pagamento di 189 milioni di euro per i suoli acquistati dal comune di Napoli nel 2001 da due aziende poi confluite in Iritecna. Un groviglio inestricabile. Se ne può uscire solo con una decisione di elementare buon senso. La Regione Campania ha stanziato con il Decreto Dirigenziale n. 11 del 12 agosto 2014 la somma di 65,5 milioni di euro per il restauro di alcuni padiglioni della Mostra d’Oltremare che il mondo culturale cittadino e nazionale considera inopportuno e contra legem. Si tratta di revocare questo Decreto e di destinare i fondi alla rimozione della colmata e di impiegare per la bonifica dei fondali marini i 50 milioni di euro di cui dispone il Comune. 115,5 milioni di euro sono esattamente quelli necessari per realizzare queste due operazioni, che sono la condizione essenziale per rilanciare seriamente la grande trasformazione urbana di Bagnoli. Che aspettiamo da vent’anni.