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Il trionfo di Giggino e le riforme del… Kaiser

Opinionista: 

È inutile piangere sul latte versato. Prendiamo atto che ai due terzi dei napoletani le sorti della città non interessano per nulla e che a un quarto di loro piace come Giggino non ha amministrato la città. Prendiamo atto che a un quarto della cittadinanza (se così può ancora definirsi) piace camminare per le strade “sfussecate”, rinunziando ad attendere uno dei duecento (se tutto va bene) autobus in servizio, acquistando souvenir dagli extracomunitari che occupano i marciapiedi, rischiando l’integrità dei femori piuttosto che tentare di infiltrarsi con un veicolo negli stretti corridoi concessi al traffico per poi versare il pizzo ai guardamacchine abusivi. Verosimilmente quel venticinque per cento di “napoletanos” (o napolesi che dir si voglia) ha scelto la libertà, quella di lasciare per strada mobili dismessi e di decorare i marciapiedi con escrementi canini, e gioisce all’idea di continuare ad affogare nella “mmerda”. De gustibus non est disputandum. Consoliamoci. La sirena Partenope, san Gennaro e la Madonna di Piedigrotta faranno ancora una volta (in un futuro che non dispero di vedere) il miracolo di risuscitare la città dal letto di morte, com’è già avvenuto tante volte nei millenni passati. I sindaci passano e, speriamo, la città resta. Cerchiamo, ora, di capire cosa è successo in Italia. Renzi ha conservato per un soffio Milano, ma ben poco oltre Palazzo Marino. Le conferme di Bologna e Ravenna erano scontate, ma le percentuali condannano il Pd, che non arriva più nemmeno al 55%. La conquista di Varese e Caserta è ben poca cosa, a fronte della sconfitta in tutti gli altri ballottaggi. Fanno sensazione i successi dei grillini a Roma e Torino, ma anche a Carbonia; sconvolgenti i successi di un centrodestra che appariva in liquidazione e, invece, strappa al partito di governo Novara, Trieste, Pordenone, Savona, Grosseto, Olbia, Benevento, Brindisi e Crotone. Lo stesso “trionfo” di Giggino è uno schiaffo a Matteo, posto che il Pd a Napoli non è arrivato neanche al ballottaggio e che il sindaco rieletto lo aveva mandato “a cagare”. Non tutto va nel peggiore dei modi come al nostro paesello, dunque. È ben possibile che le miniriforme costituzionali del… Kaiser (censuriamo le parolacce, noi che non abbiamo votato Giggino) varate dal petrusiniéllo toscano facciano cilecca alla consultazione referendaria. Quello lì ci ha messo la faccia e difficilmente potrà fare l’ennesima marcia indietro e continuare a intonare “Tout va bien, madame la marquise”. È più probabile che debba andare a smanettare sul suo smart in luoghi più riservati dei convegni internazionali! Sarei curioso, a questo proposito, di sentire quelli che criticavano Berlusconi quando faceva le corna nelle foto ufficiali: gente che ora tace, perdendo una buona occasione per notare che quelle scostumatezze Silvio le faceva apposta, mentre all’attuale premier vengono spontanee, tanto che neppure se ne accorge. Tornando al referendum, non mi sfugge che il gruppo di potere renziano e i suoi sostenitori d’oltre oceano hanno ancora un’ottima possibilità. Ingaggiare un folle, possibilmente in qualche modo collegabile alla Lega o ai Cinquestelle, e commissionargli l’omicidio di un politico ortodosso. Accadde in Svezia nel 2003 (fu uccisa, inutilmente, la ministra soialdemocratica Anna Lindh), è successo ora in Inghilterra (non sappiamo ancora se il sacrificio della deputata laburista Jo Cox raggiungerà lo scopo), potrebbe verificarsi in autunno qui da noi. Sarebbe terribile, ma se la prescelta dovesse essere la Boschi o addirittura la Boldrina, ce ne faremmo una ragione. Sopporteremo serenamente, oltre Giggino, anche le riforne del… Kaiser.