Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Immobilismo e maldicenze: basta con la politica dei no

Opinionista: 

Il clima di perenne propaganda elettorale, che si consuma a suon di slogan, annunci, veti incrociati, polemiche pretestuose, critiche feroci ed offese impunite, non aiuta il Paese e la nostra città ad andare avanti. Anzi. Ogni iniziativa a favore dello sviluppo e della modernità resta intrappolata in un dedalo di dinieghi strumentali ed opposizioni vetero ideologiche, che disperdono energie e inducono alla disillusione verso qualsiasi orizzonte di cambiamento. Dalla querelle sulla Tav a quella sulle grate di Piazza Plebiscito, passando per l'interminabile elenco di opere bloccate in attesa di un provvedimento legislativo che rimetta in moto i cantieri, la nostra Penisola sembra essere percorsa da un unico fil rouge: il partito del No. Espressione di una strenua difesa dello "status quo", considerato alla stregua di un'oasi felice - che tale però non è - da salvaguardare, con pretesti più o meno motivati, quanto mutevoli. Per decenni, in Italia, ci si è giustamente lamentati, a vari livelli, dello squilibrio modale nel settore dei trasporti, dove la prevalenza della "gomma" sul "ferro" ha contribuito ad accrescere i problemi dell'inquinamento, dell'incidentalità stradale e del congestionamento delle aree urbane. Eppure, proprio nel momento in cui, finalmente, si intende invertire questa tendenza, adottando valide e concrete soluzioni come la realizzazione di moderne opere infrastrutturali per il più rapido e sicuro trasporto delle persone e delle merci, paradossalmente si alzano barricate di veemente protesta contro questo processo di ammodernamento. Fortunatamente ci sono giovani che lasciano ben sperare: sono, infatti, usciti dal loro guscio e in una splendida manifestazione, su scala planetaria, contro l'inquinamento hanno inchiodato il mondo degli adulti alle sue responsabilità. Basta, dicono, con il tempo degli egoismi, degli interessi localistici o multinazionali: la Terra è malata e bisogna intervenire con urgenza, se davvero vogliamo salvaguardare la sopravvivenza della specie umana. Ciò significa che occorre remare tutti nella stessa direzione. Per le nuove generazioni le vecchie nomenclature di destra e di sinistra non hanno più senso; loro guardano oltre i particolarismi e pretendono un ambiente globale sano e pulito dove crescere e continuare a vivere in salute. In pratica, i giovani chiedono agli adulti una visione strategica del futuro, nuovi stili di vita, una pianificazione degli interventi ad ampio raggio. L'opposto, insomma, di ciò che propina la nostra politica, tutta tesa alla cura dei personalismi, dove le proposte sono di breve durata, circoscritte all'interesse propagandistico dei leader di turno, finalizzate al facile consenso per riscuotere successo nei sondaggi e nella prossima tornata elettorale. L'orizzonte di vita dei programmi non va oltre l' "hic et nunc": il diktat del voto regna sovrano ed impedisce la definizione di obiettivi a lungo termine. E' una politica senza prospettive, senza un'idea di società futura che ha vita breve. Ci auguriamo, perciò, che manifestazioni come quella dello scorso 15 marzo possano essere da sprone per i nostri governanti, per concentrarsi sui grandi temi, superando la logica della bagarre che paralizza l'agire e non dà sbocco a processi innovativi. Ed il primo segnale di cambiamento vorremmo vederlo proprio qui, nel nostro territorio, dalle nostre istituzioni che devono riprendere a dialogare e a confrontarsi nell'interesse pubblico e in ossequio alla loro "mission". Regione e Comune sono enti al servizio della collettività e non possono essere ridotti ad un ring dove, a colpi di ingiurie e ritorsioni, si utilizza ogni pretesto per "tirare acqua al proprio mulino". I problemi sul tappeto sono tanti e l'immobilismo, condito con facili accuse e continue maldicenze, non aiuta a risolverli, ma serve solo ad accrescere l'agonia che ci sta logorando.