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La camorra se ne frega della solita retorica

Opinionista: 

Un’apparente recrudescenza nei regolamenti di conto tra uomini della camorra ha imposto un richiamo d'attenzione sul fenomeno della malavita organizzata. Come tutte le realtà vere, la dura lotta per la conquista ed il controll del territorio da parte delle associazioni delinquenziali se ne infischia della retorica: agisce e porta a segno i suoi obiettivi. Caduchi, se misurati con occhio che guardi ai successi di singoli o al dominio temporaneo di questa o quella famiglia; stabili e duraturi, se li si valuti con riferimento al fenomeno in sé: vale a dire al controllo d'ampie aree del territorio, sia con riguardo al mercato della droga, sia pure del sistema economico generale, che da vita e sussistenza a fasce di popolazione ben più ampie di quanto non appaia a prima vista. Come sempre, restano i fatti reali a contare nello strutturare una società e nel dettare gli atteggiamenti culturali che vi dominano e dominando ne consolidano il carattere. Potranno venire in visita a Napoli dieci ministri dell'Interno in sequenza, annunciando le più dure reazioni, potranno farsi precedere o seguire da altrettanti presidenti della Repubblica o del Consiglio con codazzo di dignitari, potranno essere accompagnati e sostenuti dalle più sentite omelie di questo o quel presule; se la comunità e le sue istituzioni pubbliche e private continueranno ad essere sottoposti all'ipoteca d'una sì pervasiva organizzazione del crimine, tutto resterà vuota retorica e tutti sapremo come invece vanno nella realtà le cose. E prenderemo le conseguenti misure. Perché il problema della camorra e di tutto il mondo che le ruota intorno non è quello del suo ammazzare continuo, ma è soprattutto quello del suo impedire un virtuoso costruirsi di nuove realtà economiche, della sopravvivenza di quelle qualificate, dell'allevare le generazioni nascenti a valori positivi e qualificanti, al senso dell'impresa sociale, alla responsabilità nella costruzione del futuro. A parte ciò che già molte ricerche hanno documentato, è sufficiente parlare qua e là in giro per rendersi conto di come l'aspirazione più diffusa tra i giovani (e le rispettive famiglie) che vogliono conservare la speranza, sia l'andar via, il costruire sì il proprio futuro – perché grazie a dio questo desiderio non s'è smarrito del tutto – ma nella consapevolezza che ciò potrà esser fatto altrove, non qui a Napoli. E la vecchia capitale del Mezzogiorno ha perduto in poco più di trenta anni oltre duecentomila abitanti, senza far conto del fatto che molti degli attuali non sono cittadini qui nati. Per quanto si possa creder alle favole, è davvero difficile bere la storiella dello strenuo impegno dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata. Certo, non può dirsi che nulla si stia facendo, sarebbe ingiusto nei confronti di chi è impegnato quotidianamente a combattere la camorra dalle file della magistratura e delle forze investigative e dell'ordine. Ma è nella più meridiana delle evidenze che tutte queste energie, con il loro fitto reticolo di garanzie giuridiche e processuali – regime della prova, riesami, appelli, ricorsi per Cassazione – costituiscono un'arma palesemente spuntata nella sua grevità, al cospetto d'un fenomeno proteiforme, dinamico e pervasivo, capace di mimetizzarsi e trasformarsi rapidamente e con continuità, di rigenerarsi senza tregua: potendo contare su ampie fasce di disagio, ancora oggi notevoli risorse e soprattutto su mentalità legate ad una visione medievale del potere. Se alla retorica seguiranno misure di svolta effettiva e radicale, gli effetti si leggeranno rapidamente; altrimenti, continueremo ad assistere ai soliti conversari, buoni certo per colmare il vuoto del dibattito politico e magari animare le "primarie", ma ottime anche per dimostrare il fallimento della politica, alla quale spetta il compito precipuo del rinnovamento.