La fantatelecronaca sponsorizzata Lotito
Il 28 febbraio sono scaduti i termini di pagamento del canone Rai. Una tassa che contribuisce ad alleggerire le tasche semivuote dei cittadini. Ma anche un balzello necessario – è il parere delle sedicenti star strapagate da Viale Mazzini – perché, dicono, la Rai è un patrimonio di tutti gli italiani. Di tutti? Poveri illusi. Ieri l’altro, alle 20,45, il direttore di Rai Sport decide, motu proprio, la scissione della città di Napoli. Che di fatto, torna a essere la Capitale del Regno delle Due Sicilie. Niente più che uno Stato nemico. O, quanto meno, un avversario calcistico da temere. E battere. Nel corso della riunione, che delibera unilateralmente lo spacco dello Stivale, seduto al tavolo del direttore trova posto anche tale Claudio Lotito. D’altronde si tratta di un ultrapresenzialista convinto. Raccontano gli assenti (è fantacalcio o no?) che, alla notizia, Lotito balza dalla sedia. Benissimo - implora - fra pochi minuti ha inizio la partita Lazio-Napoli: informa i commentatori al microfono sulla novità. La Lazio è squadra di casa. Il Napoli solo un ospite straniero. Dunque: si regolino di conseguenza. Di lì a poco, in mezzo a qualche rimostranza, neanche troppo convinta, dei tifosi partenopei (ancora ignari dello strappo avvenuto, che li rende nemici in casa del nemico) parte la ridanciana fantatelecronaca del match. L’onda emotiva dei commentatori Rai è tale che la Lazio, dall’azzurro sbiadito, trasforma il colore delle casacche nel mitico verdeoro del Brasile di Pelè. Arriva il gol dei padroni di casa. E il tripudio. Il florilegio dei telecronisti tocca il climax. Anche se, a dire il vero, non si leva alto l’ulutato forza Lazio. Un tocco di umana viltà che bisogna pure comprendere: in fondo gli inviati della Rai appoggiano le terga sulle gradinate giallorosse. E, si sa, allo stadio gli infiltrati non mancano mai. In compenso, il quarto d’ora di riposo è un susseguirsi complimentoso agli undici di Lotito. «Il Napoli non gioca» si sentenzia. Tornano in campo le squadre. E il Napoli gioca. Gioca e segna. Segna e mette sotto i biancazzurri. Lotito è verde in volto. Il direttore di Rai Sport sbianca. I commentatori svengono. Si rifiutano di ammettere che, nonostante giochi in trasferta, la partita la fa il Napoli. Che porta a casa un pari dal valore della vittoria. Ma è un’affermazione amara. Perché il contraltare non è la sconfitta degli incolpevoli laziali, a fine partita avvinghiati in affettuosi abbracci con gli avversari. Bensì la televisione di Stato. La tv che chiede il contributo di tutti gli italiani, e spedisce due tifosi partigiani a commentare le partite di calcio. Buoni primi, da queste pagine anticipammo la sensazione che il direttore generale della Rai – spinto dal sontuoso successo (di numeri) agguantato dal Festival di Sanremo – avrebbe portato a casa l’anelata ristrutturazione del settore informazione di Viale Mazzini. Puntualmente sta accadendo. Un’opportunità perché cambi tutto. Dalle fondamenta.