Le ideologie scolorite e la crisi dei pentastellati
Nel progressivo scolorirsi delle ideologie, è lecito dare un significato politico a un test amministrativo vissuto dai maggiori partiti con un certo distacco? La risposta, per certi versi, è negativa anche per la diretta specificità che si manifesta in ogni battaglia politica locale. Ma c’è una linea di tendenza chiara, sicuramente esplicita che non va sottovalutata e merita qualcosa in più di una semplice riflessione. I titoli di testa, in questo senso, recitano: il difficile arcipelago di incertezze dei 5Stelle, l’idea di un centrodestra che unito resta fortemente competitivo, una realtà locale che conserva nell’immagine del candidato sindaco la vera pietra angolare e nelle mille liste civiche la voglia di disancorarsi dai partiti tradizionali. Scandaglio iniziale sui 5Stelle. Restano sostanzialmente un partito atipico, organizzativamente si sono spesi sempre poco sul territorio, tutti sanno come le loro liste nascano spesso direttamente dal web. In una competizione a forti tinte localistiche, legata a un movimento che punta tutto sulla politica nazionale, era difficile ottenere risultati concreti, magari qualche timido ballottaggio. Mi si risponderà: e Roma? E Torino? E Livorno? Perché in quelle realtà i 5Stelle hanno agguantato la fascia tricolore? Beh, nelle grandi aree metropolitane, la dispersione del voto è un dato reale ed il peso del lavoro svolto in Parlamento è certamente più vicino, così come a Livorno la voglia di cambiamento appariva, all’epoca, particolarmente vivace. Altrove, dove i localismi imperano, dove l’immagine del candidato sindaco è decisiva, dove le liste civiche recuperano larghissimi strati di dissenso, i pentastellati soffrono di più. E in un contesto in cui la Raggi a Roma non brilla, la stessa Appendino a Torino vive una stagione difficile e lo sfortunato accordo sul Germanellum ha fatto apparire il partito come perfettamente integrato nella casta del sistema politico, un risultato migliore era davvero impensabile. Ma è ancora presto per disegnare nuovi scenari nazionali. In prospettiva, ormai, tutto si gioca sui ceti medio-bassi. Se il Pd riuscirà a parlare efficacemente a questa parte del Paese, dentro un sistema elettorale capace di costruire maggioranze autentiche, anche il populismo dei 5Stelle potrebbe segnare il passo. Se così non fosse, la competitività degli uomini di Grillo potrebbe restare inalterata. Per il centrodestra più facile ritrovare accordi locali che ricostruire assi nazionali. La Lega, attraverso un attento lavoro sui territori, è cresciuta un po' dovunque e oggi rivendica la guida della coalizione. Il contrario di quanto pensava Berlusconi, allergico ad un accordo preelettorale, disponibile a discutere solo alla luce dei risultati delle urne nazionali. È una partita complessa che presenta già in partenza, opposte ostilità. Sfide già aperte che nascono mentre il fascino della lista civica continua a contaminare i territori e mentre Sindaci di provata, consolidata, esperienza come Vincenzo Figliolia a Pozzuoli ed Enzo Cuomo a Portici, con il loro fragoroso successo al primo turno, confermano come la politica resti un’arte complessa, da vivere ogni giorno in mezzo alla gente, lontano da qualsiasi, banale improvvisazione.