Le impossibili promesse di Salvini agli elettori
Nella vasta aneddotica elettorale c'è una storiella che ci sembra particolarmente calzante data l'attuale situazione politica. Si racconta che, nel corso di una campagna elettorale, un autorevole aspirante senatore, si recò in visita al proprio collegio e, attraver- sando le vie del paese seguito da un entusiasta codazzo di fan, si profuse in una gran quantità di promesse finché, giunto in una grande piazza, affermò a voce alta, affinché tutti lo sentissero: "Qui costruiremo un ponte ". Ti- midamente, colui che gli era ac- canto sussurrò: "Ma non c'è il fiume...". L'aspirante senatore non si perse d'animo e procla- mò: "Costruiremo anche quel- lo!". Fu eletto, ma poiché la sua pro- messa che apparteneva chiara- mente al novero delle cose im- possibili, non poté essere man- tenuta, alle elezioni successive non venne confermato. Questo aneddoto ci è tornato al- la memoria osservando il tenta- tivo del governo gialloverde di formulare una duplice promes- sa formulata nel corso della campagna elettorale: non au- mentare l'Iva e introdurre la co- siddetta "flat tax" (letteralmente tassa piatta) che prevede un'ali- quota unica di tassazione. Quest'ultima misura è sostenuta con particolare determinazione dalla Lega (ma il primo a pro- porla, nel 1994, fu Silvio Berlu- sconi che, tuttavia, prevedeva un'aliquota del 23% contro il 15% previsto da Salvini), ma, co- sì com è stata formulata dai le- ghisti, suscita più di una per- plessità tra i cinquestelle che la considerano destinata a favori- re soprattutto i più ricchi. Ma l'introduzione della "flat tax" renderebbe con ogni probabili- tà inevitabile l'aumento dell'Iva che pure il governo si è solen- nemente impegnato ad evitare e che accentuerebbe ulteriormen- te, con un onere di circa 25 mi- liardi, le difficoltà della nostra economia già estremamente dis- sestata. A Salvini che insiste sulla "flat tax", dandogli sulla voce, il po- vero Tria cui spetta il terribile compito di far quadrare i conti, ha tentato affannosamente di re- sistere. Ma non è riuscito ad ar- ginare a lungo l'arroganza e la prepotenza del leader leghista, tant’è che, davanti alle commis- sioni Bilancio di Camera e Se- nato non ha potuto fare a meno di affermare che l’Iva, stando le cose come stanno, dovrà inevi- tabilmente aumentare, dal pri- mo gennaio del prossimo anno, attirandosi le critiche congiun- te di Di Maio e Salvini i quali hanno affermato che questa im- posta non deve assolutamente aumentare. Ma ciò, se si vuol davvero realizzare la “flat tax” è praticamente impossibile. La manovra economica prossi- ma ventura - Tria è stato, al ri- guardo, chiarissimo - sarà ine- vitabilmente destinata a provo- care "lacrime e sangue". E non si può pensare che, per consen- tire al leader del Carroccio di mantenere le sue impossibili pro- messe elettorali, possa essere sufficiente rimuovere dal proprio incarico il ministro dell'Econo- mia e sostituirlo con uno "yes man" disposto ad obbedire a co- lui che viene considerato l'uomo forte del governo gialloverde e, con ogni probabilità, anche del governo futuro, qualunque sia il suo colore. Intendiamoci. In un paese come il nostro nel quale, per dirla con Ennio Flaiano, i più sono pron- ti ad accorrere in aiuto del vin- citore, di “yes man” disposti ad assecondare il potente di turno, se ne troverebbero a decine. Ma con quali conseguenze? La risposta a questo interroga- tivo è assai semplice: con con- seguenze disastrose. Per evitar- le - diciamolo in tutta franchez- za - servirebbe che alle prossi- me elezioni europee gli italiani dessero un "altolà" al leader le- ghista e alle sue promesse in- gannatrici. Ma con altrettanta franchezza siamo portati a dire che il pessimismo della ragione lascia pochi margini a questa speranza.