Le stese si estendono e lo Stato “arranca”
Ecco l’arido, ma spietato linguaggio delle cifre: negli ultimi due anni (2014-2015) nell’area napoletana si sono verificati non meno di 270 mila episodi da codice penale. Una mostruosità, senza contare che l’anno in corso ha ancora più di due mesi davanti a sé e che, per come sono andate le cose in questi primi dieci, non sembrano affatto ravvisabili segni di una inversione di tendenza. Di clan camorristici ne vengono contabilizzati più di una settantina (tra grossi e piccoli). L’asticella della malavita sale, purtroppo, sempre un po’ più su. Napoli compare adesso al vertice della pericolosità delinquenziale. Un primato che era nero da tempo e che tale continua ad essere. *** Non solo movida. Il veleno della violenza non conosce soste. Ogni giorno e ogni sera di ogni settimana sono buoni. Le “stasi” e le “paranze dei baby killer” sono pronte ad agire in ogni ora. Parole che da tempo entrano ormai nel nostro lessico quotidiano. Se ne studiano le origini e il significato. È un nuovo far west: correre su motorini impugnando pistole, ma anche imbracciando kalashnikov, e sparare all’impazzata, a tutto e a tutti. Seminare terrore, nel centro storico o nei quartieri di periferia, non ha importanza: è una forma di psicologica guerra preventiva. Il messaggio è chiaro: qui lo Stato non esiste, qui lo Stato siamo noi. Nel momento in cui tutti, terrorizzati dalla pioggia dei proiettili, si stendono a terra, è come se lo Stato, attraverso le comunità che lo rappresentano, si stendesse a terra. *** Le “stese” e la “stasi”. Le prime sono le nuove forme di guerriglia urbana, la seconda attiene alla lentezza con cui lo Stato mette in atto le strategie di contrasto. Il filosofo Aldo Masullo si augura più prontezza e organizzazione, da parte delle forze dell’ordine, nel reagire. Il presidente dell’Antimafia, Franco Roberti, esorta ad avere sempre fiducia nell’ordinamento statale e chiede che ogni cittadino, per quello che ciascuno può, faccia la propria parte: denunci, quando è il momento, e non si lasci sopraffare dalla rassegnazione. Le occasioni per avere coraggio non mancano sicuramente. *** Non più solo spettatori indifferenti. Troppo spesso si è vittime. Bastano le ultime ventiquattrore. Le cronache del bullismo violento sono piene: raid a piazza Bellini (in due su un motorino non si fermano all’alt e travolgono un agente); in piazza Miraglia, a volto scoperto e coltelli in pugno, aggrediscono due coetanei; piazza Mercato (in pieno giorno, un commando di cinque su grosse moto, semina il terrore sparando all’impazzata; Centro storico: un 14enne ferisce gravemente a coltellate un compagno di scuola. Alcuni anni fa, l’allora prefetto di Napoli, Renato Profili, tentò di arginare la diffusione e l’uso dei “serramanico” vietandone la vendita in tutto il territorio urbano. Dovette arrendersi quando s’accorse che i coltelli a scatto e di lama proibita, entravano in città da una delle tante porte della provincia. *** In campo anche la Chiesa. Già nel 2007 partì da largo Donnaregina una campagna contro le armi a punta e a taglio. “Aprite le vostre mani e lasciate cadere i coltelli”, esortava il cardinale Crescenzio Sepe un anno dopo che s’era insediato a Napoli. Una lettera di ottanta righi che è tornata di sconcertante attualità dopo la recente, atroce uccisione di un quindicenne. Ora si deve prendere atto, dolorosamente, che le ricorrenti “stese” sono una “piedigrotta della morte” con piogge di proiettili sparati senza risparmio. Si sta delineando così una nuova geografia del crimine e l’età dei protagonisti si abbassa progressivamente. In allarme il Tribunale per i minorenni. Un Gip denuncia che troppi ragazzi non sono minimamente orientati, dall’ambiente familiare, al rispetto della legge e della vita. *** Età imputabile. Ci si chiede se basta abbassarla a 14 anni. Il cardinale Sepe ha pronunciato parole chiare e dure: “Per i ragazzi violenti non bastano le scuole aperte e la prevenzione. Occorre anche la repressione”. Interrogativo ricorrente: perché un ragazzo cammina con un coltello in tasca e va a scuola armato? “Una volta - commenta sconcertato il Cardinale - le mamme prima di far uscire i figli da casa o di accompagnarli a scuola, controllavano se nella cartella libri, quaderni e penne erano a posto. Ora che fanno?” *** Sfregio a San Gennaro. È il colpo da 10mila euro compiuto in Cattedrale con il furto delle offerte dei fedeli.”Sono state profanate la devozione e la generosità popolare”, è stato il commento immediato. Una gang di “quattro disperati”, come si è detto subito, ha aperto la cassaforte del Duomo. Una “cassa” peraltro non tanto “forte” se, per aprirla, non è stato necessario un miracolo di San Gennaro!