Lo snobismo gigliato del “Renzi pensiero”
È evidente che sentitosi tirato in causa anche dai suoi non più viscerali adoratori, Renzi ha dovuto correre ai ripari, annunciando milioni da destinare al rilancio del Sud, idee, ipotesi d'investimento e quant'altro concorra a ricordare a tutta l'Italia, qualora ce ne fosse stato bisogno,che non si va da nessuna parte se si tralascia il meridione del Paese e lo si abbandona al proprio destino. L'uomo che parla con frasi da 140 caratteri per volta, per aforismi e citazioni qualunquistiche, spesso così insulse da essere considerate soltanto beceri luoghi comuni, ha promesso che la strada intrapresa non subirà intoppo o deviazione alcuna, ma intanto ha incominciato a comprendere - meglio tardi che mai - che l'idea onirica di una rottamazione politica e generazionale difficilmente avrebbe consentito vita lunga alla sua Ecclesia leopoldina, con annessa schiera di sacerdotesse vestali e lucumoni etruschi, perchè in fondo non ci si può affrancare del tutto dalla fagocitante trama della geopolitica palazzinara e salottiera della Roma repubblicana. Non che il giovane sindaco fiorentino sia così naive, per carità! Ma il progetto ambizioso di contrabbandare la solita, italica e geneticamente legittima, scalata al potere attraverso la vendita di slogans populisti, moralisti ed eticamente condivisibili, dopo gli insegnamenti berlusconiani, sta presentando le prime crepe, e proprio laddove il premier sapeva di trovarle, cioè in quel PD sbandato, introverso, farraginoso e povero di idee, che ogni santo giorno cerca di inventarsi una nuova strategia, per arginare l'avanzata del Patton fiorentino e la sua divisione corazzata. Già, perchè andando a scarnificare il rubicondo Renzi, esce fuori un misto di Patton, Mac Arthur e Berlusconi, in salsa alla fiorentina, ma senza le loro potenzialità di comando e le forti prerogative caratteriali, che ne hanno fatto comunque dei personaggi, con un destino comune: grazie al loro spiccato egocentrismo, sono stati "rottamati" in poco più di 24 ore e pensionati solo come un ricordo oleografico. Intanto, per tornare a noi ed a questa acherontica estate africana, il balletto dei funamboli e la sagra delle ombre cinesi su Bagnoli sta diventando stucchevole ed offensivo. Non si capisce bene cosa si annidi nel pensiero elucubrativo renziano; un nome buono per tutte le stagioni, che spunta puntualmente in ogni addentellato organizzativo turistico-culturale campano, quel Nastasi dalle cento vite, o un nome al di fuori delle pubbliche istituzioni, magari di concerto con le aspettative di un sindaco metropolitano ancora per poco e un governatore, che si attesta sempre più al di fuori dello stato maggiore di governo? E cosa intende fare del suo PD campano, degno esempio del caos ideale nazionale, dopo che ha incominciato a rendersi conto della inadeguatezza di una parlamentare europea, promossa troppo in fretta al ruolo di sibilla cumana, senza chiedere informazioni prima al suo padrino e mentore irpino, e che, non sempre, promuovere una donna alla guida di un partito è garanzia di preparazione adeguata ed esperienza politica, a parte la deriva modaiola del momento? Ma il giovane Romolo Augustolo dal colore viola sta già correndo ai ripari. Lascia che il suo partito salvi Azzollini del NCD al senato, giocando a rimpiattino sulla immunità parlamentare, come se fosse un gioco di società, in cui l'applicazione delle regole sia molto estemporaneo, anche perchè, a suo dire, vanno lette attentamente le carte, mentre milioni d'italiani ascoltano disincantati ed increduli, decine di parlamentari ed ex senatori affermare che nel 90% dei casi presentati, nessuno legge una riga, ma attende l'accordo e le indicazioni di partito per pronunciarsi. Promette di ridurre il peso immane del prelievo fiscale che questo Stato mascalzone compie a piene mani sui soliti fessi e gratifica come una grande svolta democratica e professionale, la nomina dei nuovi vertici RAI, dove l'appartenenza correntizia e i legami affettivi della Leopolda sono premiati, al di là delle capacità personali, o di qualche sonoro flop manageriale accaduto, ad esempio a Campo Dall'Orto, e così gli intrecci con le aziende berlusconiane sembrano rivitalizzare accordi "verdini" e mentre altri interventi strutturali ed economici sarebbero auspicabili e prioritari, si inneggia alla banda ultralarga dell'etere comunicativo, che porterà quest'Italia al passo con i paesi più sviluppati economicamente e socialmente. Se era così semplice, allora, perchè non agire prima, magari anche di quel revisionismo senatoriale che rottamerà Palazzo Madama? A 70 anni dalla vergogna del bombardamento su Hiroshima, non ci resta che sorridere a denti stretti di una barzelletta che inizia a girare nell'aria di Napoli. A tre premiers, tedesco, giapponese ed italiano, viene chiesto cosa intendano fare per un futuro migliore nei rapporti internazionali. Il tedesco (o la tedesca, se vi garba) risponde che bisogna tagliare i rami secchi, come la Grecia; il giapponese risponde che mai più bisogna rivivere la tragedia della bomba atomica; l'italiano risponde che mangiare una bella pizza a Napoli risolverebbe tutti i problemi. Il fiorentino Renzi ignora con fastidiosa superficialità secoli di storia, di letteratura e arte partenopea, per ricordare al mondo comm'è bella, comm'è bella a città e' Pulecenella e...la pizza. Come sempre, viva l'Italia!