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Ministro, nulla di personale ma serve chiarezza su Bagnoli

Opinionista: 

Niente di personale contro il ministro per il Sud Barbara Lezzi. Anzi! Più volte ho avuto modo di apprezzare l’approccio costruttivo e spesso combattivo (vedi autonomia differenziata chiesta dalla Regioni del Nord) con cui tenta di far valere, a ogni tavolo istituzionale e nel dibattito pubblico, la sacrosanta causa del Mezzogiorno. Non avrei tuttavia annunciato con giovialità e ottimismo che la bonifica di Bagnoli durerà almeno altri cinque anni. Pensare di poterselo permettere perché i governanti precedenti non sono riusciti a raggiungere l’obiettivo in un quarto di secolo, significa dimenticare di rappresentare comunque lo Stato, quello Stato che da troppi lustri sta contribuendo - con immobilismi, corruttele e indecisionismo - a frustrare le speranze di riscatto dei cittadini meridionali. Sul piano personale e politico partitico, Lezzi non ne ha alcuna responsabilità, sul piano istituzionale ha quella di indossare le vesti del rappresentante di un Paese spaccato in due, che gestisce la questione Mezzogiorno come se si trattasse di una colonia piuttosto che di una macro area ricca di storia, di prestigio, di cultura, senza la quale l’Italia non potrebbe chiamarsi tale. Ma Lezzi dovrebbe chiarirci anche qualche dettaglio non da poco. Cosa succederà da qui al 2024? Ci si limiterà a bonificare i terreni o c’è qualche prospettiva di avvio, nelle parti poco o nulla “contaminate”, di interventi di rigenerazione urbana? E cosa significa che il concorso di idee per progetti e interventi partirà “a breve”? Ci vorranno mesi o anni? “Breve”, nel linguaggio della burocrazia e dell’intervento pubblico, significa tutto e nulla! E quanto tempo si prevede che duri questo benedetto concorso? Insomma, ministro, perdoni la nostra impazienza, ma gradiremmo conoscere non soltanto la data di lancio ma anche quella di decretazione dei vincitori e di assegnazione degli incarichi. Ancora: si sta facendo qualcosa per capire se e quando la magistratura renderà disponibile quel sessanta per cento dell’area sottoposto a sequestro? Nell’applicazione del diritto l’interesse all’accertamento delle ipotesi di reato va coniugato con il superiore interesse pubblico al risanamento ambientale e al ripristino di condizioni migliori di qualità della vita per larghe fasce di popolazione. Possibile che non vi sia modalità, giuridicamente esperibile, per indurre il giudice a “scoprire le carte”, rendendo palese ciò che ai cittadini risulta ancora oscuro, ossia quando sorgerà il sole dell’avvenire del dissequestro di Bagnoli?