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Napoli tra cazzimpocchi, cazzibò e cazzimma

Opinionista: 

Qualcuno affermò scherzosamente che Dio era morto, il re pure e anche lui non si sentiva troppo bene. I miei lettori sanno che a me piace scherzare sulle cose più drammatiche, in applicazione del saggio detto latino “quis vetat ridendo castigare mores?”; credo, del resto, che sia uno dei pochi modi per salvare il proprio fegato da irreparabili deterioramenti. Mi sento, perciò, di affermare oggi che la Chiesa Cattolica non è in buona salute, l’Europa è molto malata e Napoli sta per morire. Lasciamo perdere, per oggi, le prime due. La priorità spetta, ovviamente, alla nostra città, bellissima come non ce ne sono mai state altre ma che, purtroppo, nun tène cchiù sciòrta. Dalle cose più piccole a quelle più grandi, ‘a quacche tiémpo nun ne va’ una bòna. Cominciamo dalle piccole. Non bastava la jattura di un sindaco che non dorme la notte pensanno a commo po’ struppià’ ‘o lungomare; ci voleva anche un sovraintendente che fa’ a chi se métte ‘a còppa. Oltre il via libera a NAlbero, trovo scandalosa la strenua difesa dei cazzimpòcchi! Questi cubetti di pavimentazione stradale, comunemente denominati, non a caso, sanpietrini (non sanferdinandini, sanlorenzini o santachiarini) perché di origine romana, non hanno nulla a che fare con la nostra tradizione. A Napoli le strade si facevano con i vàsoli, che ancora calpestiamo in molte stradine e vicariélli. Io ricordo benissimo gli scalpellini al lavoro nelle strade, con le reti per proteggere gli occhi dei passanti dalle schegge volanti di pietra vesuviana! Purtroppo le amministrazioni bassoliniane hanno fatto carne di porco con i vàsoli alzati da terra e sostituiti con cazzimpòcchi, asfalto di cattiva qualità o fragili lastre di una scadentissima pietra lavica proveniente dall’Etna. Quei vàsoli, infatti, acquistati a peso d’oro dai privati perché ricavati da pietra non più reperibile, non hanno portato né una lira né un euro nelle casse pubbliche. Io penso che De Luca e Dema farebbero cosa egregia se il primo istituisse corsi di formazione professionale per scalpellini e il secondo ripristinasse il ruolo degli scalpellini municipali. Dove, poi, non ci sono i vàsoli, asfalto dappertutto! Questo gioverebbe non soltanto alla circolazione stradale (pedoni e veicoli di ogni genere sono costretti a circolare per le vie in assenza dei mezzi di pubblico trasporto), ma anche all’ordine pubblico. L’asfalto, invero, non è utilizzabile per il lancio contro le forze dell’ordine e le vetrine; mi rendo conto che quelli dei centri sociali, tanto cari al sindaco, perderebbero uno dei loro passatempi preferiti, ma tutti gli altri cittadini sarebbero soddisfatti, anche perché le voragini nell’asfalto sono meno profonde e pericolose di quelle derivanti dalla fuoriuscita dei cazzimpòcchi. A proposito, cazzimpòcchi è un neologismo: il termine originale per denominare quelle piccole pietre piramidali è cazzibò; mi sembra verosimile che ci sia stata una contaminazione con il termine “cazzipòcchio” che, originariamente indicando un albero spoglio e sterile, prese il significato traslato di “sciocco, babbeo”. Possiamo allora, concludere che i cazzimpòcchi sono sassetti piramidali impiegati da amministratori babbei per dare alle strade di Napoli una pavimentazione sciocca. L’etimo del diffuso neologismo cazzimma è, come per cazzimpòcchio, cazzibò e cazzipòcchio, la parola che nella nostra lingua indica il membro virile. La cazzimma è un atteggiamento, purtroppo dilagante nello stadio terminale della nostra comunità cittadina, un atteggiamento prevaricante, mirante a danneggiare, coartare o sopraffare gli altri. Sono cazzimmosi, ad esempio, i conducenti dei veicoli che si fermano per una qualsiasi ragione (ad esempio per far scendere o salire passeggeri, caricare o scaricare merci), al centro della strada e possibilmente in un incrocio, pur avendo tutto lo spazio per accostare e lasciare libero il transito; ancor più cazzimmosi se, alle proteste di chi aspetta, reagiscono menando le mani o tirando coltellate. Questo modo di fare, un tempo proprio dei guappi, ancorché di cartone, è entrato nell’uso anche della c.d. buona società. Ne è prova il vertiginoso incremento dei fatti di sangue nella prima circoscrizione Chiaia-San Ferdinando-Posillipo, ove si riteneva abitasse la gente perbene. Dagli scontri avanti ai baretti ai fatti di sangue degli ultimi tre giorni: il fidanzatino della sorella piccola massacrato per pura gelosia e l’ingegnere chiamato al citofono per sgozzarlo! La cronaca nera esiste da sempre, ma è la quantità che devasta l’ordine e la pace sociale. Un delinquente può essere arrestato, ventimila delinquenti s’impadroniscono della città, come infatti accade a Napoli oggi. Un amministratore disonesto può essere cacciato e messo in galera, centomila mariuóli al governo dello Stato e degli enti locali riducono in miseria una nazione. Il problema è questo: noi poveri cittadini normali possiamo cazziare un cazzimmoso e ripristinare l’ordine, ma contro tanti cazzimmosi non possiamo fare un amato… nulla!