Parole, parole, soltanto parole
I fatti di Parigi hanno prodotto nell’oceano mediatico una vera e propria alluvione di commenti: dopo le notizie i servizi, poi gli insopportabili (per banalità, prolissità e reciproche accuse di propaganda elettorale) dibattiti televisivi. Appena un tantino più decenti i commenti della stampa scritta, ma nauseanti molti interventi sul web, dove il pensiero politicamente corretto raggiunge impressionanti livelli di stupidità e malafede (oltre che di becera volgarità). L’unico dato serio e abbastanza condiviso che emerge da questo tsunami di chiacchiere è il riconoscimento che siamo in guerra (con la rilevante eccezione di Matteo Renzi, il quale rifiuta l’impiego della parola “guerra”). Io lo vado affermando da lunghissimo tempo: la guerra islamica dura da millequattrocento anni e l’attuale campagna può farsi iniziare dal 1948 (prima guerra arabo-ebraica di Palestina) o dal 1974 (invasione turca di Cipro). Il terrorismo come strumento di guerra non è cosa nuova: nell’attuale campagna bellica dobbiamo risalire alla strage delle Olimpiadi di Monaco (attuata nel 1972 da “settembre nero”), seguita dal dirottamento dell’Achille Lauro (1985, con la crisi di Sigonella), dal primo attentato alle torri gemelle (1993, programmato e diretto dal kuwaitiano Ramzi Yusuf, nipote dell’ideatore del secondo attentato), dal massacro di Luxor (1997), dalle torri gemelle (2001), dalla strage di Beslan (2004, operata da al Qaida con un commando diretto da sauditi ), dai due attentati di Mumbai (2006 e 2008), dagli attacchi alle metropolitane di Madrid (2004), Londra (2005) e Mosca (2010). Non vi parlo dei continui massacri di Boko Haram in Nigeria e degli altri gruppi operanti in Libia, in Somalia, nello Yemen e via dicendo non perché siano meno importanti, ma perché sarebbe troppo lungo esaurire l’argomento; non vi parlo dell’aereo russo abbattuto sul Sinai perché tutti lo ricordate, anche se non si sono viste le ondate d’indignazione sollevate dai fatti francesi (quelli di Charlie prima ancora degli ultimi). Dovrei essere contento, ma non lo sono. Non già perché “la ragione è dei fessi”, ma perché non credo che le parole servano a qualcosa. Dite la verità, amici lettori: quanti di voi ricordavano Monaco, Mumbai, Beslam? Passato il primo momento d’indignazione e orrore, non se ne parla più e tutto continua come prima. Parole, parole, soltanto parole, diceva una famosa canzone di alcuni decenni orsono; chiàcchiare e tabacchère ‘e lignamme ‘o Banco ‘e Napule nn’e ‘mpégna, ribadisce un nostro antico detto. Prendiamo, ad esempio, le dichiarazioni di condanna di alcuni esponenti islamici (altri brindano) che, secondo i buonisti politicamente corretti dimostrerebbero l’esistenza di un “Islam buono” o almeno “moderato”. Chi ha un’infarinatura di cultura islamica sa che mentire agli infedeli è lecito, anzi doveroso. Io crederò all’esistenza d’islamici moderati quando sarà diffusa l’abitudine, per costoro, di denunziare i propri correligionari fondamentalisti che predicano la jihad contro i crociati, arruolano volontari per le truppe del califfato, incitano alla violenza e programmano atti terroristici. Che io sappia, ciò non è mai accaduto sinora e non credo accadrà in seguito. I buonisti politicamente corretti sono i peggiori nemici dell’occidente cristiano. Atei saccenti che, deformando il cristianesimo, pretendono di accomunare nella condanna tutte le religioni. Ignorano o fingono di ignorare che Cristo (ma anche Buddha) non prese mai le armi, mentre Maometto passò l’intera vita a progettare e condurre guerre. Maomettani ipocriti che contestano ai loro critici di non essere esperti esegeti del Corano: quasi che ci volesse grande acume a comprendere, ad esempio, il versetto 91 della IV sûra, ove si legge “se (gli infedeli) avranno volto le spalle per allontanarsi da voi, prendeteli, uccideteli ovunque li troviate e non prendete alcuno di essi a protettore o soccorritore." Politici tronfi e inetti che cianciano di misure contro il terrorismo quando gli invasori che arrivano in Italia non sono nemmeno identificati. Ci sarebbero molte cose da fare e qui non ho lo spazio per elencarle. Mi limito, per oggi, a due esempi. Primo: applicare il secondo comma dell’art. 8, ove si legge che “Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano”. I fondamentalisti islamici, quindi, non hanno alcun diritto di organizzare luoghi di culto e indottrinamento. Si chiudano. Secondo: prendere atto dello stato di guerra e quindi espellere senza ritardo tutti i musulmani senza permesso di soggiorno e rinchiudere in campi di concentramento quelli con passaporto italiano. Così, durante la seconda guerra mondiale si comportavano sia gli americani che i tedeschi con le persone di etnia nemica. Bombardamenti? La guerra aerea privata di Hollande mi ricorda troppo quella scellerata di Sarkozy contro Gheddafi: gli attacchi aerei erano programmati prima assai delle stragi parigine. E poi, monsieur le president, non erano i cattivi Assad e Putin a bombardare i civili siriani? Altri suggerimenti ho da dare e sono molto più scandalosi. Ne parleremo prossimamente.