Perché il centrodestra ha sbagliato tutto
Chi è causa del suo mal pianga se stesso. Prima d’immergerci definitivamente nel mercato delle vacche che si concluderà con la nascita del governicchio che ci aspetta, ci sono ancora un paio di cose su vincitori e vinti che non sono state dette. Il disastro del Pd e il trionfo di M5S, infatti, hanno oscurato tutto il resto. A iniziare dal dato del voto politicamente più significativo e sottovalutato: il centrodestra ha sostanzialmente perso. Un non detto che ha trasformato finanche il successo della nuova Lega nazionale in una vittoria di Pirro. Le urne hanno confermato che la coalizione aveva la vittoria a portata di mano. Ma la scelta di votare col Pd un sistema elettorale ignobile, finalizzato ad impedire la vittoria di qualcuno per realizzare le larghe intese, ha piombato l’Italia nello stallo che vediamo. Piaccia o no, evitare il “Grande Accordo” è stata la ragione principale d’una partecipazione al voto superiore alle aspettative. Renzi e Berlusconi sono stati sonoramente battuti non perché - come ripetono tutti - non esistono più la destra e la sinistra ma, al contrario, perché gli elettori hanno respinto l’idea che destra e sinistra si estinguessero in un abbraccio indistinto e foriero d’insanabili contraddizioni. Non è un caso che qualsiasi posizione centrista e mediana sia stata spappolata come mai era accaduto prima. Era il centrodestra ad avere le uniche, vere chance di poter governare. Ma il leader di Fi ha preferito l’illusione di un nuovo patto del Nazareno, salvo negarlo quando all’orizzonte ha visto profilarsi il fallimento del progetto. Che la coalizione in realtà non esista è dimostrato dalle dichiarazioni delle ultime ore. Se Berlusconi ha fatto sapere di essere «pronto a tutto» pur di dare un Governo al Paese, Salvini ieri ha replicato che l’unico Esecutivo possibile è quello di centrodestra, altrimenti «la parola torna agli italiani». Eppure difficilmente negli ultimi 25 anni si erano verificate così tante condizioni favorevoli al centrodestra: la sinistra preda di una crisi devastante e un avversario, M5S, che non poteva candidarsi a governare, visto il rifiuto di fare alleanze. Ma soprattutto c’era il clima generale nella Nazione: dall’immigrazione alla sicurezza, dall’Europa all’economia, dalle tasse al lavoro, tutto congiurava a favore di una chiara e netta scelta di centrodestra. Eppure, nonostante ciò Fi, Lega, e Fdi sono riusciti a mancare la maggioranza per governare e sono ora costretti a raccattare voti in Parlamento per una navigazione che, comunque vada, si annuncia a dir poco perigliosa. La ragione di quanto accaduto è semplice: invece che un’alleanza politica, in campo c’era un cartello elettorale il cui compito era massimizzare i consensi affinché ognuno potesse fare il proprio gioco dopo. Uno schema che non poteva funzionare agli occhi di un elettorato che chiedeva e chiede una sola cosa: l’unità su una proposta politica radicalmente alternativa alla sinistra. Un progetto che aveva bisogno di essere rinnovato, di trovare nuova linfa con una moderna sintesi tra popolari e populisti, liberalismo e sovranità, Europa e Nazione, comunità e globalismo, autorità e libertà e così via. Un’alleanza popolari-populisti tramutata in proposta concreta di governo non solo avrebbe catalizzato il consenso degli italiani non di sinistra, ma avrebbe anche potuto prosciugare in parte quello al M5S. Nulla di tutto ciò è avvenuto. Ciò ha gonfiato il consenso di Salvini, ma senza far crescere l’alleanza nel suo complesso, rimasta inchiodata sotto il 40%. Ora, in attesa che Mattarella provi a sbrogliare la matassa, c’è una sola cosa certa: Gioacchino fece la legge…