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Quando il meteo vincola la nostra vita

Opinionista: 

Siamo, ormai, obbligati ad imparare parole difficili. La meteoropatia, una scienza apparentemente nuova, è una di queste. Indica i condizionamenti fisici e psichici che il tempo provoca su di noi. Materia indagata, approfondita soprattutto negli ultimi quarant’anni, materia che sviluppa chiare interazioni su soggetti giovanissimi o anziani. In effetti, una brutta giornata meteorologica, cambia l’umore di tutti. Per il cittadino, per l’uomo che ha una qualsiasi attività quotidiana, il fortunale ha rappresentato sempre un antipatico garbuglio. Maggior traffico, impossibilità di circolare a piedi, conseguente riduzione della propria mobilità e, come corredo, pozzanghere, acquitrini, schizzi che arrivano dappertutto, con scarpe che troppo spesso tradiscono. Ma non sempre è così. Usciamo, in effetti, da un estate torrida e complessa. Nella Capitale, ad esempio, non era piovuto per più di quattro mesi. Si era pensato seriamente ad un razionamento della fornitura idrica ma anche moltissimi fiumi italiani, nel frattempo, erano scomparsi, esponendo il proprio alveo al dileguarsi di qualsiasi specie ittica. Una situazione paradossale, condizionata dal cambiamento climatico che ha messo alla frusta l’intero Paese. Poi, improvvisamente, con settembre sono arrivate le piogge, copiose, intense, deflagranti col loro carico di tragedie e di disagi. In un contesto in cui le politiche ambientali sono da tempo scomparse dall’ agenda dei partiti. Nel frattempo, anche le mode sono cambiate radicalmente. Fateci caso, nessuno si porta più dietro l’ ombrello. I giovani lo ritengono un’ antipatica appendice e poi, se succede qualcosa, c’è sempre un portone dove rifugiarsi per una decina di minuti, prima di riprendere la propria strada. Quell’oggetto quasi artistico, disegnato modernamente, con un manico spesso prezioso che apparteneva necessariamente al corredo di un gentiluomo dell’ Ottocento è scomparso. Tutti in città, se colti in flagrante, si affidano, ormai, con pochi euro agli extracomunitari bengalesi che, nei giorni giusti, sono sempre in giro con i loro ombrelli cinesi, realtà senza pretese, da sfruttare una decina di volte prima di cedere di schianto. Un altro trend dei tempi moderni. Figlio di una praticità che fa spesso rima con frugalità. Ultima annotazione. Per lunghi anni, le previsioni del tempo sono state un fatto puramente intuitivo. Parliamo fino agli anni sessanta, quando lo sguardo all’ insù della propria finestra era l’ unico, serio strumento di indagine. Poi, arrivarono i colonnelli dell’Aeronautica, spesso in divisa per dare maggiore credibilità alle proprie parole, che facevano previsioni generali e, ogni tanto, sbagliavano clamorosamente. Negli ultimi anni, le fonti informative si sono decuplicate. Le news televisive e radiofoniche prevedono costantemente numerosi approfondimenti sul tempo, dai telefonini la situazione può essere monitorata, addirittura, ora per ora, sui quotidiani si sprecano le pagine dedicate al tema. Insomma, si rischia quotidianamente di essere bombardati da questa nuova massa informativa e gli alibi oggettivamente diminuiscono. Ma c’è ancora parecchia gente che esce di casa senza troppi pensieri, che controlla poco o nulla, che spera, in fondo, nella sua buona stella. Sono quelli che vediamo poi appostarsi sotto i portoni, che avvistiamo per strada mentre si coprono la testa con il giornale, che notiamo mentre corrono a passo spedito verso una destinazione incerta. Sono tutti missionari di un’antica religione, quella dei sestanti e delle stelle, ancora incapaci di riconoscere il gioco tecnologico dei satelliti.