Quella inutile ricerca delle antiche certezze
Non c'è niente di nuovo sotto il sole. Così i nostri genitori, i nostri nonni, coloro a cui riconoscevamo un'antica saggezza, mista di cultura e di esperienze pratiche di vita, di tradizioni e abitudini semplici, consolidate tra gli scaffali della memoria familiare, atarlica, nonostante la polvere del tempo, ammonivano e rispondevano alle parole sospese nell'aria densa dei nostri sguardi ingenui ed interlocutori. Non è più così. In questa società liquida e ondivaga, dove il moto dell'acqua non è più marea lunare, il colore non è più blu o smeraldo, ceruleo o verdeazzurro, ma assorbe sembianze di una realtà infetta, di un trasformismo fine a se stesso, del malsano liquame delle chiazze espanse di corruzioni, scandali quotidiani, dissesti geologici, disprezzo della dignità, dei diritti essenziali e della vita altrui, ogni tentativo di riferimento a pietre angolari della nostra condizione presente è inutile, difficile da ricercare, perché impossibili da riconoscere in una frantumazione confusa e anonima che caratterizza quest'epoca di sovvertimenti, decadenza ideologica ed oscurantismo culturale. Non si tratta di disconoscere i progressi tecnologici, scientifici e relazionali, indubbiamente raggiunti in questi decenni, che avrebbero dovuto innalzare la qualità della vita, ma di riconsiderare alcuni effetti, a dir poco devastanti, che tale cosiddetta superiore conquista ha prodotto nella nostra società, nazionale o globale che sia. Abbiamo auspicato libertà irrinunciabili, parità equanime di diritti e doveri, l'individuo al centro del benessere comunitario, un diritto alla salute senza confini o latitudini, una inderogabile attenzione ai più poveri, ai meno fortunati, al futuro dei nostri figli senza disattendere il desiderio di vivere di bimbi appena nati e già abbandonati ad un triste ricordo, ma guardandoci attorno, dov'è tutto questo? Celebriamo gli anniversari invisibili di invenzioni o nascite che avrebbero dovuto cambiare il mondo e noi stessi in meglio, come Internet o la proliferazione degli "a... social", di quelle nuove piazze virtuali piene di solitudine, riempite solo dall'avvento di stupide ed idiote faccine giallastre e spersonalizzanti, dell'invadente compagnia di cellulari tanto sofisticati da consentire la disaffezione alla parola, la perdita di una cultura dialettica interpersonale, l'abdicazione dello sguardo emotivo che incontra quello dell'altro, in una frazione emozionale che è già eternità, antica bellezza e complicità dei sensi, e che ormai hanno distrutto la priorità delle nostre aspettative, come un unico grande fratello: la libertà di vivere con noi stessi, di preservare il nostro intimo esistenziale, per poter trarre necessaria linfa ad aprirci poi agli altri. Siamo numeri, quantificazioni statistiche del nostro quotidiano rincorrere di certezze dogmatiche e pragmatiche, che neanche più una fede religiosa sembra poterci assicurare, nonostante il regalo ottenuto dall'elezione di Francesco, che ci ricorda e richiama alla nostra memoria l'insegnamento del Cristo, una maggiore adeguatezza alle reali esigenze della nostra vita, alle finalità intrinseche ed inalienabili della nostra umanità, un "ritorno" in fondo, ad un'antica certezza, ma anche la fede purtroppo, se interpretata secondo esasperanti e presunti fondamentalismi, non è più certezza ma solo disperazione, morte, rifiuto e odio per la vita di chi non si allinea, di chi non riconosce l'inutilità della propria esistenza senza il sacrificio cieco e bieco della stessa. Fluttuiamo così in un mare insidioso e burrascoso, barcamenandoci fra scogli di dubbio riferimento, antipodi surreali, che ci confondono nel nostro viaggio dove l'orizzonte è ignoto. Dalla mancanza di un'etica morale, dalla colpevole assenza della figura educativa di anziana saggezza, ad una esaltazione dell'edonismo irrefrenabile, ad una violenza illimitata in pensieri, parole e azioni, ad un'esaltazione continua, un'escalation inimmaginabile, del malaffare assunto a norma comportamentale. Siamo sballottati su una zattera instabile fra il senso della libertà dignitosa e sacrosanta, ed uno stato di falsa ed immorale pratica della stessa, subendo l'influsso mediatico e subdolo di tecnologie o condizionamenti che alterano il nostro arbitrio indipendente e di conseguenza causano la nostra irritata reazione che si esprime con violenza, indecenza ed ignorante impostura, oltre qualsiasi regola codificata. Il dubbio estremo è l'unico dogma immanente. Non un ragionevole dubbio, ma una percezione disturbata di questa vita "liquida", lettera morta di verità decantate, di postulati etici senza alcuna base razionale, pronti a ridiscutere anche l'infallibilità "ex cathedra" del Papa, in questa luce solare offuscata dalla nostra atmosfera tossica.