Questione meridionale: un altro flop di De Luca
Dopo il flop registrato dalla iniziativa del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, pomposamente denominata: “assemblea nazionale sul Mezzogiorno” è necessario fare alcuni rilievi, al di là delle polemiche che si sono scatenate in questi giorni intorno al numero uno di Palazzo Santa Lucia. Infatti tale convegno che si teneva all’indomani della presentazione del rapporto Svimez, che con la solita puntualità, metteva in evidenza la crescita di quasi tutte le macro aree del Paese rispetto al Mezzogiorno ed indicava anche le proposte per assicurare la ripresa (ricerca, innovazione, crescita dimensioni impresa, internalizzazione, etc…) rappresentava l’occasione per opportuni approfondimenti. Invece il Presidente o Governatore, come suoldirsi, ha ritenuto con notevoli pretese di convocare l’assemblea nazionale del Mezzogiorno riservata ai soli campani. Sarebbe stato opportuno non sciupare questa iniziativa alla vigilia del voto refendario previsto per il 4 dicembre e coinvolgere almeno i presidenti delle altre regioni meridionali e dei sindacati nazionali. Ma se effettivamente si voleva avanzare una proposta credibile occorreva avvalersi di un team di tecnici di alto profilo per predisporre approfondimenti e proposte che poi i rappresentanti dell’intero Mezzogiorno avrebbero dovuto approvare o meno e che avessero rappresentato gli argomenti del dibattito. L’iniziativa è apparsa come un comizio preelettorale con una proposta avanzata dal presidente De Luca di richiedere 200mila posti di lavoro nel pubblico impiego. No, caro Presidente, non è così che si avanzano proposte per risolvere il dramma occupazionale nel Mezzogiorno, già fortemente penalizzato per la sottrazione di opere infrastrutturali decisive per lo sviluppo come ad esempio l’aeroporto di Grazzanise sostituito da quello di Venezia ed in cambio la Regione Campania ha ricevuto qualche “spicciolo” per potenziare il piccolo e modesto aeroporto di Pontecagnano. Al sottosegretario Dorina Bianchi che sostiene la validità di un sistema di aeroporti minori, replichiamo che tale sistema ha ragione di esistere solo se collegato con altre strutture di dimensioni ben diverse. Ma ciò che è necessario evitare sono ancora interventi a pioggia. Occorre un piano di sviluppo credibile che tenga conto degli squilibri territoriali e quindi è indispensabile far ricorso ad una programmazione seria . La programmazione globale non può essere considerata utopistica o conseguente ad un assetto dirigistico del potere, che non verrebbe tollerato da una società pluralista e molecolare, perché in contraddizione con i principi e valori sociali che ci sono propri, è però indispensabile ottenere il coordinamento finalizzato delle scelte economiche ed il rispetto oggettivo degli accordi e degli impegni tra Stato, Regioni, imprese e credito. Tali politiche vanno proiettate sul territorio ma concepite contestualmente alle politiche di riassetto. Per quanto tempo ancora si potrà sostenere il faticoso lavoro di mediare provvisoriamente i conflitti e le contraddizioni sociali e ricercare affannosamente il consenso popolare attraverso legami clientelari e patronati economici? Le sfide che ci aspettano richiedono la riformulazione delle priorità nazionali e impegni di governo, la razionalizzazione del controllo delle risorse, più spese per la qualità della vita, la eliminazione degli sprechi dovuti alla assenza di programmazione ed alla sclerotica burocratizzazione dello Stato. Si tratta di sfide ineludibili che chiederanno l’impegno più grande nei campi dell’energia, dell’informatica, dei trasporti, della giustizia, dell’alimentazione, dei servizi civili, della edilizia. Tra questi si impone per dimensione e per gravità la sfida del Mezzogiorno. Questa realtà richiede uno sforzo politico nuovo, più responsabile per dare al Paese un governo democratico dello sviluppo economico e sociale che guardi agli obiettivi ed alle soluzioni di contenuto, tecnicamente all’altezza di dare le risposte giuste alla domanda di crescita sociale, culturale e politica del Paese ed in particolare del Mezzogiorno.