Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Riserva 34%, De Vincenti batte un colpo a vuoto

Opinionista: 

Eh no, ministro De Vincenti! Proprio da lei non me lo sarei aspettato. Da ministro uscente per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, si è impegnato seriamente e con risultati apprezzabili: dalla istituzione delle Zone economiche speciali ormai alla vigilia dell’operatività (speriamo bene!) ai Patti territoriali, al credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno, fino all’agevolazione “Resto al Sud” per frenare l’esodo dal Meridione delle nuove generazioni. Ma la misura della riserva obbligatoria del 34% degli investimenti ordinari ministeriali per il Mezzogiorno doveva partire con il “suo” governo, non essere lasciata alla discrezionalità del nuovo esecutivo. Troppo facile sostenere, ora, agli sgoccioli del suo mandato di ministro, che la direttiva predisposta a tal fine non può essere adottata in regime di ordinaria amministrazione. Addirittura paradossale l’elogio da lei rivolto alle amministrazioni che, dopo più di un anno e mezzo dalla decisione di disporre la riserva, hanno finalmente fornito i dati occorrenti per l’identificazione dei programmi di spesa da includere nell’obbligo 34%. C’è chi ha giustamente sottolineato, vedi Svimez, che, se il criterio equo di rapportare la quota di investimenti per il Sud alla popolazione del territorio in questione fosse stato applicato negli anni della recente recessione, il prodotto interno lordo meridionale non sarebbe crollato molto più del resto del Paese, come è invece accaduto. Il 34%, insomma, non è una regalia, è un atto doveroso verso chi sta peggio anche e soprattutto per le discriminazioni operate in favore del Centro-Nord! Affidare il ripristino di una corretta ripartizione delle risorse pubbliche al governo post-elettorale, significa scaricare su altri la responsabilità di non aver saputo chiudere la pratica in tempi congrui. Ovvero, prima delle elezioni di marzo, quando il governo Gentiloni era politico a tutti gli effetti. Caro De Vincenti, lei è tra i pochi ad aver agito concretamente in favore del Mezzogiorno negli ultimi tre o quattro lustri. Ma proprio per questo, avrebbe dovuto denunciare la lentezza esasperante dei suoi colleghi degli altri dicasteri e delle loro macchine amministrative. Un ritardo inconcepibile, vista l’importanza della partita in gioco. Un’inerzia, un lassismo che, con tutta probabilità, condannerà il Sud a dover continuare nella pratica perversa di sostituire alle carenti risorse ordinarie fondi europei solo in teoria aggiuntivi. Proprio quello che non si dovrebbe fare, se si vuole ridurre il divario strutturale con il resto dell’Italia e dell’Europa.