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Se la Campania paga il doppio della Val d’Aosta

Opinionista: 

La famiglia tipo, nel 2015, ha avuto un prelievo fiscale locale di 2.416 euro in Campania, di 1.302 euro in Valle d’Aosta. Sono, rispettivamente, la prima e l’ultima delle regioni, nella classifica nazionale dell’imposizione decisa su scala territoriale. In Campania, si versa circa il 22% in più della media nazionale. Il peso di aliquote record non nasce, d’altra parte, dalla protervia dei governanti locali. Il taglio corposo dei trasferimenti dallo Stato alla periferia, effettuato nell’ultimo decennio, ha costretto gli amministratori locali ad aumentare le addizionali per poter erogare gli stessi servizi. In Campania, la stretta si è sentita di più perché, contemporaneamente, bisognava fronteggiare un buco dei conti della sanità giunto a livelli al limite dello gestibile. Non solo. C’erano altri due bubboni da sottoporre a cure radicali. L’emergenza rifiuti, unitamente a percentuali clamorose di evasione, ha dato origine alla tassazione più elevata della Penisola. Lo stesso è capitato sul fronte delle assicurazioni Rc auto, dove la quantità abnorme di incidenti (spesso fasulli) ha indotto oramai da diversi anni le compagnie ad “alzare il prezzo” per Napoli e dintorni. In parte, dunque, il peso asfissiante del fisco locale nasce da comportamenti e colpe di determinate frange di popolazione. La responsabilità largamente maggiore, non soltanto politica, va imputata peraltro alla classe dirigente istituzionale e amministrativa di questi ultimi quattro, cinque lustri. Qualcosa sta cambiando, o almeno si spera sia così. Dal Comune alla Regione, si ribadisce la determinazione nel segnare una soluzione di continuità rispetto al passato. Ma, nel frattempo, a pagare per chi ha sbagliato, sono milioni di cittadini incolpevoli, in un territorio che registra livelli di reddito pro capite tra i più bassi della Penisola. Non si può che plaudire quando il Governatore De Luca si oppone alla chiusura di ospedali del centro storico di Napoli, preoccupato che tra le vittime innocenti del risanamento finanziario si debbano registrare anche dei bambini malati. Ma il problema va oltre la contesa tra Palazzo Santa Lucia e la struttura commissariale che coordina la sanità regionale. La vera domanda è: perché chiediamo alla Germania di abbandonare la linea del rigore fine a stesso e, al nostro interno, facciamo il contrario con le aree più deboli? Perché non coniugare la riduzione degli sprechi e la qualità dei servizi? Perché, alla fine, l’unica ricetta per rimediare alla mala gestione è quella di farla pagare, sempre e comunque, al cittadino Pantalone?