Sud, “scippi-story” da Prodi a Renzi
Non è mai inutile ricordare che il Sud, da quando c’è stata l’unificazione d’Italia, non ha fatto altro che collezionare fregature. Qualcuno direbbe scippi. Molto prima che si verificasse l’odierno fervore pubblicistico sulle molte angherie consumate ai suoi danni, fu il grande meridionalista Guido Dorso a dimostrare con il saggio “La rivoluzione meridionale” che l’unità si risolse in una chiara conquista regia da parte del Piemonte. La verità oggi a conti fatti è che il resto ce lo ha messo, e molto, anche la Repubblica, per la incapacità di tradurre montagne di parole in un grande disegno strategico. È’ vero che se non ci fosse stata la Cassa del Mezzogiorno, saremmo ancora terre da terzo mondo sul piano infrastrutturale ma è ancora più vero che questo non è bastato a mutare le cose. Quando dico Repubblica, mi riferisco ai governi di Roma e ai boiardi di Stato, nella fattispecie a Romano Prodi che, da presidente dell’Iri, diede una micidiale picconata all’economia del Sud con lo “smembramento” della Sme, allora l’unica nostra eccellenza nel settore agroalimentare. Dopo il regalo alla Buitoni di de Benedetti, che se ne assicurò il pacchetto maggiore con un prezzo da saldi, il colpo mortale alla cassaforte di marchi storici - de Rica, Bertolli, Cirio, Pavesi, Motta e Alemagna - venne dalla successiva devastante “cessione spezzatino”, con preziosi bocconcini destinati al Nord. Pensate cosa sarebbe stata per il Sud una simile cassaforte in un settore tra i più fruttuosi. Il peggio però si è consumato tra il 1996 e il 1997, con la “svendita” del massimo istituto di Credito del Mezzogiorno, cioè il Banco di Napoli, anche questa per mano di Prodi - questa volta da presidente del Consiglio, e di Ciampi, ministro del Tesoro - per una manciata di miliardi mentre ne valeva migliaia. Da questa brutta storia tutta italiana ora emerge un ultimo, inquietante atto. A denunciarlo in un “ebook” è una coraggiosa giornalista Mariarosaria Marchesano: quella svendita, che portò a uno scorporo bancario, fu anomala ed è rimasta tale. Le“sofferenze” furono accollate alla Sga, una bad Bank dello stesso istituto, il resto, la polpa, finì ad altri. Qual è però la sorpresa: le “sofferenze”, mal valutate all’atto dello scorporo, hanno prodotto nel corso di questi anni un “tesoretto” di miliardi. E non è finita. Lo scippo o la beffa del secolo - chiamateli come volete - è che questo “tesoretto”, controllato dal Tesoro, invece di essere utilizzato a favore del Sud pare che sia destinato a coprire le voragini del Monte dei Paschi di Siena. Un’ ennesima furbata: al lontano danno della svendita per 61 miliardi di vecchie lire del Banconapoli, si aggiunge la “beffa” di uno scandaloso “dirottamento di fondi”, su cui è caduto un irritante silenzio istituzionale. Con queste cicliche reticenze e strenne munifiche ai danni del Sud, come si può sperare di risollevarlo, se gli si toglie anche il dovuto?