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Tasse e servizi, ora basta favole

Opinionista: 

Rivogliamo i nostri soldi. Gli ultimi dati sul peso delle tasse nelle città italiane confermano una cosa semplice: più paghi, peggiori sono i servizi erogati. Non si spiega altrimenti come mai l’unica classifica in cui riescono a primeggiare città come Napoli e Reggio Calabria è quella della vessazione dei propri cittadini. Sai che novità, direte voi. Eh no. Quelli della Cgia sono invece numeri importanti, perché certificano il fallimento della legge di Stabilità prima ancora che entri in vigore. La manovra, infatti, partita per fare poco deficit e tanti tagli di sprechi, è arrivata con un mare di deficit e pochissimi tagli. Il fatto che al Nord si giunga a pagare anche 783 euro di tasse in meno che al Sud dimostra una sola cosa: che i nostri amministratori pubblici sono degli incapaci. Per non dire peggio. Le tasse dovrebbero servire a finanziare i servizi ai cittadini, invece è evidente che servono a tutt’altro. È ovvio, quindi, che chi può cerchi di sottrarsi quanto più possibile all’obbligo di versare l’obolo (e che obolo) al sovrano di turno. Di conseguenza, tutta la retorica sulla lotta all’evasione si basa su un assunto assolutamente campato in aria: che se pagassero tutti ci sarebbero più servizi. Nulla di più falso. Non c’è bisogno di scomodare la letteratura economica per dimostrare che più tasse da noi significano una sola cosa: più spesa pubblica. Cattiva spesa pubblica. Dunque i servizi non c’entrano un bel niente. Anzi, specie in certe zone d’Italia sono un optional. Il Governo punta a rilanciare i consumi, ma se ogni anno un napoletano deve versare al fisco oltre 7.600 euro, in tasca gli restano a stento i soldi per sopravvivere. Se ci fosse un minimo di relazione tra tasse pagate e servizi, il Sud sarebbe il paese del Bengodi. Invece ci ritroviamo con tasse scandinave e servizi africani. Perché? Perché dobbiamo pagare le ruberie - quelle del passato e quelle del presente - e perché dobbiamo mantenere un esercito di parassiti che nessuno ha il coraggio di mandare a lavorare (e a produrre), temendone la vendetta elettorale. I sudditi tartassati del Mezzogiorno chiedono di essere liberati dal giogo fiscale che li opprime. Il resto sono chiacchiere buone per rottamare l’unica cosa rimasta: il buonsenso.